Interrogazione su industria calzaturiera e risposta del Governo
Atto n. 3-01649
Pubblicato il 16 giugno 2004 Seduta n. 616
EUFEMI. – Al Ministro delle attività produttive. –
Premesso che:
l’industria degli accessori e componenti, con 34.000 addetti e 2.300 imprese attive, ha sempre rappresentato una componente essenziale dell’industria manifatturiera italiana della calzatura e pelletteria, in quanto fornitrice di semilavorati e servizi, tali da assicurare livelli qualitativi di assoluta competitività ed è radicata in alcune aree del Paese. L’attività è altresì espressione di vivacità imprenditoriale e si inserisce in un contesto di “filiera” vincente nel mondo: la cosiddetta area pelle italiana, tuttora leader. La concentrazione territoriale è evidente nelle Marche, in Toscana, in Veneto, in Lombardia, in Campania, in Puglia ed in Emilia Romagna;
particolarmente nelle Marche tali imprese, circa 900 con 13.000 addetti, costituiscono una parte importante dell’economia locale, incentrata essenzialmente su piccole/medie aziende, ed il loro contributo è stato sempre notevole nelle esportazioni: nel 2003 l’ammontare degli scambi commerciali effettuati con l’estero è stato di 380 milioni di euro, pari a circa il 40% del totale nazionale;
a partire dal 2001, anno in cui ebbe inizio la nota contrazione dei consumi a livello internazionale e nazionale, la categoria è entrata in crisi, subendo le difficoltà dell’industria calzaturiera nazionale e la spietata concorrenza di Paesi emergenti, come ad esempio la Cina, basata su varie forme di dumping; la crisi è andata progressivamente aggravandosi, anche per gli sfavorevoli effetti del cambio euro-dollaro, causando forti riduzioni nell’occupazione;
negli ultimi mesi sono stati licenziati circa 3.000 lavoratori e il fatturato ha subito una perdita del 35% del totale, con gravi ripercussioni sugli investimenti e quindi sul futuro,
si chiede di sapere:
quali interventi il Governo intenda mettere in atto per sostenere l’industria degli accessori e componenti marchigiana, onde garantirne la competitività ed il rilancio nazionale e internazionale;
se il Governo ritenga di approntare specifici ammortizzatori sociali, destinati in particolare alle piccole imprese;
se il Governo intenda adeguare gli strumenti normativi per garantire un migliore accesso al credito bancario delle imprese della filiera produttiva della componentistica/accessoristica;
quali azioni si intenda compiere per rafforzare l’attività di ricerca e di innovazione dei prodotti e dei processi di lavorazione, compresi quelli a protezione dell’ambiente, e per sostenere direttamente o indirettamente le attività di esportazione di tali imprese;
come il Governo ritenga di intervenire con agevolazioni tariffarie o fiscali per le imprese dei distretti produttivi nel settore;
se si intenda modificare il decreto ministeriale del 30 gennaio 2001 che impedisce alle aziende produttrici di suole di marchiare con “Suola made in Italy” il loro prodotto, creando grossi limiti all’esportazione e alla trasparenza del manufatto e conseguente disaffezione dei consumatori. Trattasi di un’anomalia tutta italiana, che non ha riscontri in nessun altro Paese d’Europa e del mondo e che pone in seria difficoltà i produttori di suole nazionali, cui viene di fatto impedito di valorizzare il bene prodotto.
risposta
Presidenza del vice presidente FISICHELLA
PRESIDENTE. Segue l’interrogazione 3-01649 sull’industria degli accessori e componenti nel settore calzaturiero. Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.
VALDUCCI, sottosegretario di Stato per le attività produttive. Signor Presidente, le preoccupazioni esposte dall’interrogante sono condivise dal Governo, avuto riguardo alla situazione di sofferenza dell’intero settore del TAC (tessile, abbigliamento, calzaturiero), parte importante del sistema moda Italia.
La particolare caratterizzazione dell’apparato produttivo in settori con tasso di crescita molto basso ha in molti casi favorito i prodotti provenienti da Paesi in via di sviluppo.
Sul piano specifico l’Amministrazione ha fatto il possibile, nell’ambito dei singoli casi vertenziali, per sviluppare tutte le iniziative più adeguate tendenti a limitare i danni.
Sul piano della politica settoriale, anche con l’ausilio della Presidenza italiana del Consiglio della Unione Europea, si può affermare che il Governo ha operato uno sforzo considerevole nell’affrontare i principali problemi che affliggono il comparto. Sinteticamente possiamo considerare le seguenti misure: per quelle nazionali, la rigenerazione delle misure di sostegno e di incentivazione al settore sulla base della normativa esistente.
Ci si riferisce, in particolare, all’introduzione nell’ambito della legge n. 46 del 1982 sull’innovazione tecnologica dell’importante previsione dell’attività di campionatura come fatto innovativo; alla previsione di bandi per la formazione e la valorizzazione di giovani stilisti e alla riproposizione di bandi tematici.
Si è radicata, inoltre, la convinzione che occorra anche stimolare la diversificazione dei prodotti in settori in cui altri partner non sono presenti e comunque devolvere il massimo delle risorse per favorire la ricerca e il suo conseguente trasferimento al mondo della piccola e media impresa.
Il Governo è convinto che vada monitorata la situazione del mercato, il tutto non certamente pensando a barriere doganali che automaticamente ci porrebbero fuori del contesto internazionale ed europeo, ma ad un’attenta vigilanza dell’uso dei prodotti conforme alle loro caratteristiche strutturali. Tale monitoraggio rappresenta un’azione di politica industriale alla quale non si può rinunciare e che potrà formare la base di un programma di una ordinata ed equilibrata lotta alla contraffazione.
L’attività normativa, di cui alla legge finanziaria 2004, articolo 4 (commi da 49 a 84), ha individuato tutta una strategia di politica industriale, consistente nella qualificazione, tutela e valorizzazione del prodotto italiano, segnatamente quello appartenente al settore del TAC (tessile, abbigliamento, calzature). In particolare, è in via di costituzione il Comitato nazionale anticontraffazione che dovrebbe far fronte, tra l’altro, alle doglianze specifiche riportate dall’onorevole interrogante.
Passo ora alle misure europee ed internazionali. Anche utilizzando l’occasione della Presidenza italiana, per la prima volta in sede comunitaria il Governo è riuscito a richiamare l’attenzione dei partner sul problema del settore. Tanto è vero che il Consiglio sulla competitività del 27 novembre 2003 ha approvato un’apposita comunicazione sul settore, cui ha fatto immediatamente seguito la costituzione di un gruppo di lavoro che nella composizione ha riconosciuto la leadership del settore nazionale in campo comunitario.
A conclusione di tutte le iniziative predette, l’Amministrazione ha tra i suoi obiettivi strategici quello di elaborare un documento ricognitivo dei problemi del settore unitamente alle misure di policy che potrebbero essere adottate per la razionalizzazione del comparto.
Il risultato di tale elaborazione verrà posto all’attenzione dell’intero Governo per la proposizione di misure adeguate di sostegno e di rilancio. In questa fase non sarà sottovalutato il rapporto con le istituzioni regionali per meglio definire le tematiche specifiche delle realtà marchigiane. Quanto agli strumenti del credito, nonché agli ammortizzatoli sociali, si è dell’avviso che, valutando che questo è un settore portante del PIL nazionale, si debba porre mano ad un piano di razionalizzazione del settore stesso.
Relativamente alla “suola made in Italy”, si evidenzia che con decreto ministeriale dell’11 aprile 1996 è stata recepita la direttiva 94/11/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 marzo 1994 sul riavvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari ed amministrative degli Stati membri concernenti l’etichettatura dei materiali usati nelle principali componenti delle calzature destinati alla vendita al consumatore. L’articolo 5, comma 2, del predetto decreto ministeriale 11 aprile 1996, è stato sostituito con il decreto ministeriale 30 gennaio 2001.
Con il predetto decreto ministeriale 11 aprile 1996 si è voluto salvaguardare il consumatore finale per non indurre lo stesso a ritenere di origine italiana non solo la suola ma l’intero prodotto “calzatura”. Al fabbricante di suole viene comunque concessa la facoltà di specificare l’origine italiana del prodotto apponendo la dicitura “suola prodotta in Italia” nella parte interna della suola stessa.
EUFEMI (UDC). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EUFEMI (UDC). Signor Presidente, ringrazio innanzitutto il sottosegretario Valducci per la risposta puntuale e soprattutto tempestiva in relazione al documento di sindacato ispettivo presentato soltanto un mese fa. È un gesto di attenzione verso il Parlamento che apprezziamo.
Tuttavia, di fronte ad una crisi che colpisce un comparto importante delle attività produttive italiane, si ritiene che non si debbano soltanto limitare i danni, ma che sia necessario affrontare con maggiore risolutezza una serie di questioni che il Sottosegretario ha in qualche misura sfumato.
In particolare, si ritiene necessaria una riforma degli ammortizzatori sociali con un’estensione della cassa integrazione a tutte le imprese artigiane e industriali sotto i 15 dipendenti, rendendo omogenei ed allineando i meccanismi che ne regolano l’impiego. Va poi ridotta l’incidenza del cosiddetto cumulo fiscale sia degli oneri fiscali che di quelli sociali, sul costo del lavoro, come ad esempio la deducibilità del costo del lavoro dalla base imponibile IRAP.
Bisogna tener presente l’esigenza della riorganizzazione del mercato finanziario dopo Basilea 2, nell’ottica di riconoscere le esigenze delle piccole imprese, in genere sottocapitalizzate e con scarso autofinanziamento, evitando i rating “ciechi”, cioè sterilmente basati sulle poche informazioni quantitative messe a disposizione e quindi prudenzialmente peggiorativi soprattutto per le microimprese. Vanno poi forniti strumenti consulenziali finalizzati ad eliminare le asimmetrie informative.
Credo che il Governo debba razionalizzare e semplificare la complessa legislazione a sostegno degli investimenti d’innovazione tecnologica per le piccole imprese, anche con la creazione di sportelli di consulenza e informativi, considerato che tali imprese non hanno la capacità di avere a disposizione la totalità delle informazioni disponibili.
Vanno poi attuate azioni di sostegno ai consumi di calzature. L’intervento pubblico dovrebbe quindi prevedere sia opportune azioni di tipo orizzontale, sia azioni di sostegno mirato a favore di uno sviluppo della presenza di queste industrie nei Paesi dove è prevista una maggiore crescita dei consumi calzaturieri.
Voglio poi ricordare il problema, appena citato dal Sottosegretario, della “suola made in Italy” che ha penalizzato soprattutto il nostro export, già gravato dalla supervalutazione dell’euro rispetto al dollaro, mentre troppo poco viene fatto per le importazioni illegali e le contraffazioni. Va, quindi, potenziato e migliorato – e mi aspettavo una risposta in questo senso, signor Sottosegretario – il servizio doganale per controlli più capillari ed efficaci, anche attraverso una formazione specifica del personale addetto.
Occorre poi portare avanti azioni anti-dumping ed anti-sovvenzione, nonché quelle contro la contraffazione e la frode, e fare in modo che siano rigorosamente attuate. Per quanto riguarda le frodi, dovrebbero essere combattute con verifiche a posteriori dei dati dichiarati allo sdoganamento delle merci, quindi con un controllo sostitutivo dell’attestazione tecnica richiesta in passato, e con interventi risolutivi delle dogane.
Occorre promuovere forti azioni di controllo delle merci importate, al fine di accertare se esse rispondano ai requisiti fissati dalle leggi comunitarie sul contenuto di sostanze considerate pericolose per la salute.
C’è, infine, signor Presidente, un aspetto importante, che riguarda la tutela della concorrenza. Si dovrebbe operare a favore del rispetto della cosiddetta clausola sociale in tutti i Paesi che commerciano con l’Europa. Noi verifichiamo costantemente quest’azione di dumping sociale, operato soprattutto dalle cosiddette tigri asiatiche.
E allora, sul piano delle relazioni, l’Unione Europea deve proseguire ed intensificare la propria azione affinché, sviluppando la Dichiarazione di Singapore, venga inserita una clausola sociale nelle regole del commercio internazionale, volta ad assicurare il rispetto dei diritti sociali minimi (come il divieto di adibire al lavoro bambini, il divieto dei lavori forzati, nonché delle discriminazioni religiose, sessuali, politiche e razziali) e a garantire la libertà di organizzazione e negoziazione sindacale. Per favorire tale pratica dovranno essere previsti incentivi ad hoc (non solo di tipo finanziario) e la costituzione di organi di controllo.
Con queste considerazioni mi rivolgo al Sottosegretario affinché un settore sottoposto a forte concorrenza internazionale, e su cui grava una pesantissima crisi, possa trovare risposte risolutive da mettere in campo per affrontare una crisi che non può essere soltanto subita, o a cui contrapporre un’azione difensiva, ma che richiede un’azione più forte d’attacco.