Interpellanza su fusione tra Banco di Sicilia e Banco di Roma

Interpellanza su fusione tra Banco di Sicilia e Banco di Roma

EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Signor Presidente, desideravo, se lei me lo consente, intervenire brevemente su una questione che non ha attinenza con l’interpellanza ma ha riflesso indiretto su essa.

Ieri sera è scomparso l’onorevole Sinesio, parlamentare per otto legislature, al quale ero legato da grandi sentimenti di affetto. È stato un uomo di forti passioni politiche, vicino ai più deboli.

A lui vorrei dedicare questo intervento.

PRESIDENTE. La Presidenza si associa, a nome di tutto il Senato, al lutto dei familiari dell’onorevole Sinesio, dei suoi amici e collaboratori, tra i quali il senatore Eufemi che manifesta grande affetto per lo scomparso.

Unisco quindi alle sue anche le mie personali condoglianze.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

Saranno svolte per prime le interpellanze 2-00084 e 2-00110 sull’operazione di fusione tra Banco di Sicilia e Banca di Roma.

Ha facoltà di parlare il senatore Eufemi per illustrare tali interpellanze.

EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Signor Presidente, ringrazio il Governo per aver prontamente accolto il nostro invito a rispondere a due interpellanze concernenti il medesimo argomento; la prima, presentata da tutti i senatori del Gruppo, non è frutto di un’iniziativa estemporanea ma riflette una posizione unitaria; la seconda, presentata recentemente, pone ulteriori interrogativi sulla ipotizzata fusione tra Banco di Sicilia e Banca di Roma.

Abbiamo chiesto quali iniziative si intende assumere per garantire la presenza del Banco di Sicilia sul territorio regionale e salvaguardare l’economia locale e, soprattutto, se si ritenga che questa operazione vada nel segno del consolidamento del sistema creditizio, secondo il disegno perseguito negli ultimi dieci anni, nonché dell’effettiva risoluzione dei problemi relativi ai profili funzionali, organizzativi e gestionali del nuovo gruppo.

Abbiamo posto questi interrogativi perché nutrivamo qualche preoccupazione rispetto alle differenze degli indicatori di bilancio. Mi riferisco in particolare alle rettifiche di valore, ai dubbi esiti, alle cartolarizzazioni e al patrimonio netto. La rilevazione di differenze tra i valori della Banca di Roma e quelli del Banco di Sicilia facevano sorgere molte preoccupazioni, che sono state ulteriormente aggravate dal recente pronunciamento comunitario circa le agevolazioni previste dalla legge Ciampi sulle ristrutturazioni, in base al quale la Banca di Roma dovrà restituire ben 123 miliardi di lire di benefici fiscali usufruiti grazie alle note leggi.

Abbiamo richiamato anche la relazione certificata sulla Banca di Roma della Ernst & Young, la quale recita: “A seguito del ridisegno avviato nel 1998 delle nuove procedure titoli ed estero e dei relativi sottosistemi gestionali e contabili, si sono manifestate difficoltà di funzionamento che hanno originato partite contabili in sospeso. L’attività di acclaramento e la sistemazione di tali partite da parte della Banca è in corso di completamento”. Viene fatto notare che la Banca ha una forte esposizione sull’interbancario e un free capital negativo.

Appare dunque evidente che l’incorporazione del Banco di Sicilia non sarà sufficiente, sulla base degli elementi che abbiamo verificato, a sanare la situazione di difficoltà di una grande banca come la Banca di Roma e a salvaguardarne l’autonomia, mentre con tale operazione il Banco di Sicilia verrebbe coinvolto in una crisi non sua e l’intero sistema creditizio siciliano potrebbe avviarsi verso una fase di declino. Queste sono le preoccupazioni che nutriamo, rispetto alle quali attendiamo una risposta puntuale da parte del Governo.

Abbiamo chiesto infine quali siano i riferimenti ai concambi azionari, perché quella è la vera questione sulla quale si gioca l’intera partita.

PRESIDENTE. La rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere alle interpellanze testé svolte.

ARMOSINO, sottosegretario di Stato per l’economia e le finanze. Signor Presidente, onorevoli senatori, intendo preliminarmente scusarmi per il ritardo, facendo rilevare che ciò non riveste significato di minor riguardo nei confronti di quest’Assemblea, essendosi determinato per un, inevitabile, contrattempo.

Le due interpellanze, trattate congiuntamente, aventi come primo firmatario il senatore Eufemi, pongono una serie di quesiti in ordine al progetto di incorporazione del Banco di Sicilia nella Banca di Roma.

Oggi, in base a quanto pervenuto dalla Banca d’Italia, risulta che è in corso di definizione un piano di riorganizzazione societaria del gruppo Bancaroma incentrato sulla costituzione di una holding capogruppo, alla quale farebbero capo diverse banche retail, tra cui il Banco di Sicilia, società prodotto e società di servizi.

In particolare, il piano prevede la fusione per incorporazione del Banco di Sicilia nella Banca di Roma, che assumerà la nuova denominazione “Banca di Roma Holding”, e il contestuale scorporo da Banca di Roma Holding delle organizzazioni bancarie Banco di Sicilia e Banca di Roma, ad eccezione delle attività di finanza, e il loro conferimento in due società interamente controllate da Banca di Roma Holding.

Per quanto concerne le attività del Banco di Sicilia (plusvalenze su partecipazioni, su immobili e su sofferenze provenienti dalla Sicilcassa in relazione al contributo previsto dal decreto ministeriale 27 settembre 1974), che sarebbero acquisite dalla Banca di Roma attraverso tale operazione, va considerato che le fusioni per incorporazione avvengono sulla base di un rapporto di concambio determinato in base all’autonoma responsabilità delle parti e sulla cui congruità sono chiamati a pronunciare un parere uno o più esperti nominati dal presidente del tribunale, che tiene conto dei valori economici delle realtà che intervengono nell’operazione.

I valori impliciti nei beni apportati dagli azionisti della società incorporata vengono, pertanto, riconosciuti a questi ultimi attraverso l’assegnazione di azioni della società incorporante, il cui numero viene determinato sulla base del citato rapporto di concambio.

Vi sono state ispezioni di carattere “generale” presso la Banca di Roma, l’ultima conclusasi il 13 aprile 1995. Alla data del 30 giugno 2001 le sofferenze lorde e nette della Banca di Roma si ragguagliavano, rispettivamente, a 10.096 miliardi di lire e a 6.424 miliardi di lire. La banca ha inoltre effettuato tre operazioni di cartolarizzazione di sofferenze, a fronte delle quali la Banca di Roma ha mantenuto, attraverso l’acquisto di titoli “junior” e il rilascio di garanzie su titoli ” mezzanine”, rischi creditizi attualmente quantificabili in circa 3.800 miliardi di lire.

Nella relazione redatta, ai sensi dell’articolo 156 del decreto legislativo n. 58 del 1998, dalla società di revisione Recont Ernst & Young sul bilancio di esercizio 2000 della Banca di Roma è contenuto un riferimento all’esistenza di partite contabili in sospeso presso l’azienda romana, anche se tale riferimento non quantifica queste partite come “rilevanti” e specifica che l’opera di sistemazione delle stesse è in corso di completamento.

La relazione prevede che, a seguito del ridisegno avviato nel 1998 delle nuove procedure titoli ed estero e dei relativi sottosistemi gestionali e contabili, si sono manifestate difficoltà di funzionamento che hanno originato partite contabili in sospeso.

L’attività di acclaramento e la sistemazione di queste partite da parte della banca è in corso di completamento. Dalla sistemazione dei sospesi contabili esaminati non sono emersi oneri a carico del conto economico della società. Inoltre, dalle segnalazioni di vigilanza della Banca di Roma è emerso che l’ammontare delle partite viaggianti e sospese è risultato, nel periodo febbraio 2000-ottobre 2001, sempre al di sotto della soglia, il cui supero, secondo le vigenti regole di compilazione della matrice dei conti, implica per le banche l’obbligo di classificare tali partite nei più importanti aggregati di destinazione finale (crediti e depositi di clientela ordinaria, titoli, rapporti intercreditizi).

Dal contratto di acquisto dal Tesoro del Mediocredito centrale, da parte della Banca di Roma, trasmesso a seguito della richiesta di autorizzazione all’acquisizione della partecipazione, presentata in data 8 ottobre 1999, si rileva che la parte acquirente avrebbe dovuto: attuare il piano industriale secondo le linee-guida presentate al Tesoro in sede di offerta definitiva, senza apportarvi sostanziali variazioni, con particolare riferimento alla partecipazione di controllo nel Banco di Sicilia, non preventivamente concordate con il Tesoro; fare in modo che il Mediocredito centrale, quale azionista di controllo del Banco di Sicilia, valorizzi i connotati e le valenze regionali dell’azienda bancaria del Banco di Sicilia, conservandone fra l’altro il marchio e mantenendone la sede legale a Palermo.

Con riferimento infine agli eventuali effetti negativi dell’operazione sull’autonomia del Banco di Sicilia, si soggiunge che in data 21 gennaio la Regione siciliana e la Banca di Roma hanno stipulato una convenzione volta a riconoscere e a valorizzare il collegamento fra il Banco e il territorio d’insediamento, nonché il ruolo di riferimento dell’azienda per l’economia siciliana. In particolare, la Banca di Roma ha assunto l’obbligo di garantire, tra l’altro, il mantenimento per il Banco di una denominazione confermativa di quella attuale e l’ubicazione della sede sociale e della direzione generale a Palermo. Al fine di consentire il necessario collegamento con il territorio, la convenzione prevede, inoltre, la nomina nel consiglio di amministrazione e nel collegio sindacale del Banco di membri indicati dal presidente della Regione siciliana.

EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Signor Presidente, vorrei innanzi tutto ringraziare la signora Sottosegretario per le sue indicazioni, in merito alle quali siamo parzialmente soddisfatti. Ci è stato naturalmente offerto un quadro più completo rispetto alle questioni da noi poste in merito a quanto avvenuto in questi giorni; rimangono però, a fronte di alcune luci, anche fortissime ombre. Le ombre che riteniamo di dover illuminare sono quelle di un progetto di ristrutturazione dell’assetto di gruppo del Banco di Roma che prevede sostanzialmente l’incorporazione del Banco di Sicilia e il successivo scorporo in una nuova società di una rete leggera, composta da tutti o da parte degli sportelli del Banco di Sicilia.

Pertanto, al di là delle affermazioni di forma che pur abbiamo ritrovato, il Banco di Sicilia verrà probabilmente ridotto ad una rete di vendita di prodotti finanziari, con la drastica contrazione della sua funzione creditizia. La politica e la dimensione gestionale del Banco non possono essere considerate neutrali rispetto al funzionamento economico del territorio.

Il tessuto economico della Sicilia è composto da piccole imprese che solo banche che spiccano per un fortissimo localismo possono accompagnare nella crescita. Il declassamento del Banco di Sicilia – negato, ma evidente nelle linee-guida del piano di ristrutturazione presentato alla Banca di Roma – non può non influenzare gravemente non solo i livelli occupazionali ma anche le professionalità e le economie dell’indotto, determinando gravi ripercussioni sull’occupazione e anche un freno allo sviluppo.

Un sistema bancario efficiente e localmente radicato rappresenta l’infrastruttura fondamentale dello sviluppo economico siciliano, dunque l’incorporazione del Banco di Sicilia e la sua trasformazione in una mera rete commerciale è senza dubbio in contraddizione con l’impegno, che noi abbiamo più volte sentito, di dotare la Sicilia, a sostegno del suo sviluppo economico, di adeguate infrastrutture, fra le quali è certo fondamentale quella finanziaria e creditizia perché senza questa funzione non si riesce a far decollare lo sviluppo.

L’offerta pubblica di vendita delle azioni Mediocredito centrale e l’atto di acquisto sottoscritto dalla Banca di Roma espressamente prevedono l’impegno della parte acquirente ad attuare il piano industriale, secondo le linee-guida presentate dal Tesoro in sede di offerta definitiva, e non ad apportarvi variazioni (con particolare riferimento alla partecipazione del Banco di Sicilia) che non siano state ? lo sottolineo ? preventivamente concordate con il Tesoro, e a valorizzare i connotati e le valenze regionali dell’azienda bancaria Banco di Sicilia.

Non possiamo quindi non rammaricarci e non esprimere fortissimi dubbi all’assenso dato dal Tesoro all’incorporazione di cui abbiamo parlato. Infatti, l’incorporazione del Banco di Sicilia contribuirà solo marginalmente a sanare la crisi profonda della Banca di Roma, i cui contorni sono indicati nelle cifre che noi abbiamo esposto nell’interpellanza e che, molto probabilmente, coinvolgerà anche il Banco di Sicilia e quindi il sistema creditizio siciliano in una nuova possibile crisi, questa volta non propria, avviandolo ad un definitivo declino.

Quindi noi lasciamo all’autorità competente, sia politica che amministrativa, la responsabilità delle autorizzazioni alla fusione per incorporazione di una banca sana in una che versa in una fase di criticità.

Del resto, nei documenti di sindacato ispettivo, avevamo fatto riferimento esplicito a un problema? (Richiami del Presidente). Chiedo scusa, signor Presidente, sto terminando.

PRESIDENTE. Le concedo un minuto in più.

EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). La ringrazio, signor Presidente.

Alcune battute credo meritino di essere spese sul problema dei cosiddetti concambi, che è la vera questione su cui rimane la nostra vigilanza critica e rispetto alla quale esprimiamo un giudizio che ancora oggi rimane negativo sull’intera operazione, rispetto alla qual dunque nutriamo fortissime perplessità.

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