CHIVASSO-SETTIMO-SAN MAURO – Documento sull’aggressione all’on. Borghezio

CHIVASSO-SETTIMO-SAN MAURO – Documento sull’aggressione all’on. Borghezio

Il giorno dopo l’ennesima brutale aggressione subita domenica 5 febbraio a Livorno, tutti i dettagli sul pestaggio dell’eurodeputato leghista Mario Borghezio e sulle successive indagini effettuate dalla polizia, avvenuto lo scorso 17 dicembre ad opera di esponenti di gruppi eversivi anti TAV sul treno diretto a Milano partito dalla stazione di Torino Porta Nuova si leggono nelle tre pagine di relazione a firma del Sottosegretario di Stato per gli Interni D’Alì in risposta all’interrogazione n. 4-10069 formulata dal parlamentare del Collegio Piemonte 7 di Settimo-Chivasso-Chieri Maurizio Eufemi (Udc). Nel testo dell’istanza l’esponente del Senato chiedeva “di sapere quali iniziative erano state intraprese per evitare l’evento” e soprattutto “quali misure in Ministro dell’Interno avrebbe inteso adottare per risalire all’identità degli autori e per l’evitarsi del ripetersi di tali incresciosi fatti”. Nel dettagliato documento vengono puntualmente ripercorse le fasi della vicenda; si apprende infatti che l’on. Borghezio, appena uscito in strada dalla propria abitazione torinese è stato circondato da una decina di giovani che “gli mostravano un atteggiamento apertamente ostile”; riparatosi in un’edicola Borghezio “chiamava il 113 e subito soccorso veniva accompagnato alla stazione di Porta Nuova” ove “qui si trovavano molte persone che avevano partecipato alla manifestazione contro la TAV e si apprestavano a ripartire. I funzionari di polizia facevano accomodare l’on. Borghezio negli uffici della Polfer, rappresentadogli i rischi cui sarebbe andato incontro se fosse partito con il treno delle 18,50”, prevedendo che alla fermata d Torino Porta Susa sullo stesso convoglio sarebbe salito un consistente numero di manifestanti. Preso atto dell’intenzione di Borghezio di giungere comunque a Milano, gli venivano assegnati due agenti di scorta. Di qui in poi si riporta integralmente la parte più interessante: “Quando il treno è giunto alla stazione di porta Susa, sono effettivamente saliti circa 400 manifestanti, molti dei quali appartenenti ai centri sociali milanesi. Questi, nonostante gli altoparlanti li invitassero a prendere posto sui vagoni di coda, occupavano anche le carrozze di prima classe, tra le quali quella che ospitava l’on. Borghezio. A quel punto alcuni manifestanti lo riconoscevano e, dopo averlo ingiuriato, lo aggredivano fisicamente. E’ stato un pestaggio brutale, che è durato parecchi minuti. I picchiatori avevano il volto coperto da sciarpe e passamontagna ed erano spalleggiati da una cinquantina di loro compagni. Alla stazione di Chivasso, grazie all’intervento dei carabinieri, l’on. Borghezio è potuto scendere dal treno, evitando così conseguenze più gravi di quelle già subite: un trauma cervicale e la frattura del setto nasale, con prognosi di trenta giorni, mentre ad uno degli agenti di scorta è stata diagnosticata un’infrazione dello sterno guaribile in trenta giorni e all’altro, una donna, una distorsione cervicale guaribile in venti giorni. Il treno ha poi proseguito la sua corsa ed è arrivato a Milano, dove lo aspettavano una cinquantina di appartenenti a diversi centri sociali cittadini, accompagnati dal segretario provinciale di Rifondazione Comunista Augusto Rocchi, al quale si sono aggiunti il consigliare comunale Daniele Farina, il consigliere regionale della Lombardia Luciano Muhlbaur, che aveva viaggiato in treno, e l’on. Giuliano Pisapia”. Il resto è storia nota: per evitare ulteriori turbative per l’ordine pubblico, si decideva di agevolare il deflusso dei manifestanti che, ripresi dalle telecamere risultavano poi appartenere ai centri sociali Vittoria, Transiti, Orso, Villa Litta, Torricelli e Leoncavallo. A Padova il convoglio veniva dirottato su un binario idoneo, ove 100 agenti di polizia provvedevano come si è detto ad individuare 54 persone definite “informate sui fatti” dalla locale Questura. Indagini incrociate vengono frattanto svolte dalle Questure di Torino e Milano: al vaglio degli inquirenti sono soprattutto le immagini fotografiche che presto verranno mostrate all’on. Borghezio ed agli agenti della Polfer coinvolti; in questo quadro è già stato sentito il consigliere regionale Muhlbauer che però non ha saputo riferire elementi utili. L’inedito documento indirizzato al senatore Eufemi prosegue con una preoccupante valutazione politica del Sottosegretario D’Alì circa l’increscioso episodio: “I fatti dunque parlano chiaro. Contrariamente alle prime impressioni, l’on. Borghezio non ha compiuto alcun gesto provocatorio. Egli, infatti, è salito sul treno prima dei manifestanti ed ha preso posto in una carrozza lontana da quelle a costoro riservate. L’on. Borghezio è stato preso di mira e poi selvaggiamente aggredito da una squadraccia di picchiatori mossi da odio politico. Sorte identica hanno avuto i due operatori della polizia ferroviaria che hanno cercato di proteggerlo. Fino all’arrivo dei Carabinieri alla fermata di Chivasso, nessuno ha mosso un dito per fermare gli aggressori. Questi ultimi hanno trovato ampia copertura tra gli altri manifestanti che affollavano il treno. A quanto pare, nessuno di loro ha visto o sentito nulla”. Da molto tempo il Ministro dell’Interno, sulla base di numerose informazioni e di scrupolose analisi, ha denunciato al Parlamento i rischi di una crescente conflittualità sulla quale si sono venute innestando forme sempre più gravi di illegalità diffusa e di violenza politica: “L’episodio ricordato dalla S.V. on.le – conclude la relazione indirizzata al parlamentare del Collegio chivassese – conferma quell’allarme con rinnovata preoccupazione, con particolare riferimento all’azione di qualche migliaio di estremisti che hanno sistematicamente inquinato le manifestazioni anti TAV e numerose altre manifestazioni prima di esse. Con l’aggressione all’on. Borghezio si è andati oltre, forse anche con il proposito di innescare reazioni a catena e di avviare la spirale dell’odio politico. I progetti dei gruppi eversivi sulla TAV e sulle olimpiadi di Torino sono ormai noti. Per loro si tratta di obiettivi che, cito testualmente, hanno tutte le giuste caratteristiche della lotta contro il potere invasore. Le forze dell’ordine sono in grado di fronteggiare queste minacce, ma il compito di isolare e denunciare i violenti spetta, innanzitutto, alle forze politiche e sociali e specialmente a quanti rivendicano il sacrosanto diritto a manifestare pacificamente le proprie opinioni”.

dariobego@jumpy.it

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