L’analisiSE IN «giochi proibiti» prendendo spunto dai casi Enron e Parmalat, il leit motiv era la degenerazione di un capitalismo senza controlli, con l’ultima fatica letteraria: «Coop», Giulio Sapelli, muovendo dalle turbolenze del caso Unipol getta un macigno nello stagno. Porta a ragionare sul futuro della impresa cooperativa attraverso un coinvolgimento diretto del lettore coinvolto su solide basi culturali che aiutano a meglio comprendere future linee di movimento.I drammatici casi Enron e Parmalat erano stati l’occasione per riflettere sui comportamenti etici dei manager, sul deficit di regole contabili, sui compensi legati a valutazioni artificiose dei titoli che favoriscono i manager piuttosto che la comunità. Aveva colto nel segno Giulio Sapelli, i suoi timori sulla efficacia della legge Sarbanes-Oxley non erano infondati soprattutto quando prevedeva che sarebbe stato illusorio impedire nuovi casi Enron, come si è puntualmente verificato. Sono maturate le spinte negli Stati Uniti per una revisione di quella legislazione ritenuta non solo eccessiva ma inefficace e costosa. Sapelli ha il pregio di porre con chiarezza il problema e i pericoli del collateralismo rovesciato tra cooperative e partiti. È un volume controcorrente nel senso che nel momento più critico per il movimento cooperativo che toccava la punta della piramide, ne difende la storia, il ruolo; la funzione e offre una prospettiva di crescita. Richiama con chiarezza i valori etici della cooperazione. Di qui i richiami alla trasparenza e al rapporto relazionale e al valore reputazionale. Pone con coraggio i rischi della dispersione di un grande patrimonio di risorse ideali e culturali. Tutto ciò richiede scelte conseguenti che non possono non tenere conto della specificità cooperativa ancorata a solidarismo politico e religioso evitando mutazioni genetiche e snaturamenti. Così come mette in guardia senza tentennamenti, avendone piena consapevolezza, rispetto alla trasformazione in un sistema misto, non più cooperativo, applicando il meccanismo delle Fondazioni bancarie per liberare le imprese più grandi dai condizionamenti della condizione cooperativa con le società per azioni che diventano asset della fondazione per realizzare i fini statutari. Tutto ciò acquista più forte significato nel momento in cui si apre la stagione parlamentare sulla riforma delle banche popolari su cui auspichiamo convergenze, nel difendere uno straordinario patrimonio del paese, salvaguardandone la peculiarità nel segno dell’autonomia e della trasparenza. Ma è sui richiami alla questione morale e sulle sfide del futuro che Giulio Sapelli appare incisivo con i suoi richiami. In un mercato globalizzato dove il capitalismo si afferma prepotentemente si determinano gli spazi e gli orizzonti per la crescita della impresa cooperativa affermando la sua diversità improntata a relazioni forti tra persona e azienda. Maurizio Eufemi |