Le autonomie locali nell’Europa d’oggi
Castrocaro Terme 17 novembre 2012
La nostra riflessione si svolge nel pieno di grandi mutamenti istituzionali prima e finanziari poi, che coinvolgono i diversi livelli di governo. Guardiamo ad orizzonti più lontani senza prescindere dal presente. La crisi economico-finanziaria si è scaricata sulle istituzioni europee che l’hanno fronteggiata con atti interni six pack e esterni al diritto dell’Unione con il fiscal compact . Muoviamo quindi dal fiscal compact, poi dalla spending review, fino all’attuale decreto 174 e alla legge di stabilità.
Si rafforza l’azione di compressione sugli enti locali con il decreto 95 del luglio con il 75 per cento del volume dell’intervento posto a carico degli enti locali pari a 2,8 md nel 2012 che salgono a 3,2 nel 2014, che per effetto sul TPL ( trasporto pubblico locale) sugli enti in dissesto e sui lavori socialmente utili si riducono a 1 MD netti. V’è poi la riduzione della spesa per investimenti pari a 1/3.
Dunque una manovra che si è abbattuta pesantemente sul sistema delle autonomie.
Aumentano le entrate fiscali per effetto dell’IMU imposta patrimoniale e diminuisce l’IVA imposta sugli scambi.
V’è un corto circuito fra inasprimenti fiscali e crescita economica, tra reddito disponibile delle famiglie e riduzione dei consumi.
Per le amministrazioni locali di presenta un quadroarticolarmente severo con un segno meno pari al 5,2 dal 2011 al 2013 e a meno 10 al netto delle sanatorie.
V’è il pericolo che i tagli operati attraverso minori trasferimenti e minori contributi agli investimenti incidano solo sugli investimenti pubblici o sul livello dei servizi ai cittadini piuttosto che sulle spese di funzionamento; anzichè puntare alla riduzione degli apparati come sarebbe più opportuno e necessario c’è il pericolo che l’unica via di uscita per mantenere autonomia e flessibilità di bilancio resti quella di ulteriori inasprimenti fiscali locali nelle diverse forme delle addizionali e sui servizi a domanda individuale.
Sono state date risposte negative da riduzione del personale con distribuzione di risorse a pioggia; anziché snellimento di strutture si registrano moltiplicazioni di convenzioni esterne; ai vincoli del patto si sono riscontrate moltiplicazioni di enti e di partecipazioni.
Certo occorrono correzioni di rotta rispetto agli sprechi; è necessario sempre più responsabilità e trasparenza.
Vorrei sommessamente ricordare che il sistema Siope ex articolo 28 legge finanziaria 2002 fu introdotto per iniziativa parlamentare, non per scelta del governo, come strumento essenziale di raccordo dei flussi di cassa dell’intero perimetro della pubblica amministrazione attraverso una informazione codificata sfruttando la rete del sistema bancario e della BI, per realizzare quel consolidato di cassa che da la dimensione in cui versa lo stato dei conti pubblici; il saldo in tempo reale come un bancomat di stato, mandando in pensione la relazione trimestrale di cassa e superando la tesoreria unica, inquadrando il patto di stabilità in una logica di federalismo fiscale.
Sorge il problema della trasparenza rispetto alla disponibilitá dei dati; se cioè debbano e possano essere nella disponibilitá delle istituzioni e dunque regolamentato per i cittadini oppure l’accesso al controllo debba essere “controllato”.
Nel continuum Unione Europea Stato Autonomie territoriale è necessario individuare le istituzioni di garanzia rispetto all’uso corretto delle risorse. Deve essere salvaguardato e rinnovato il ruolo della corte dei Conti come magistratura contabile Sono necessari nuovi procedimenti e strutture di verifica.
La sentenza della Corte n. 193 del 2012 ha inciso sul decreto censurando il taglio dei trasferimenti e i vincoli ai saldi senza limiti temporali.
Si sta affermando un nuovo centralismo europeo a cascata sulle istituzioni.
Veniamo al presente. Si è agito sul duplice versante quello politico e quello amministrativo. Con gli interventi operati con il provvedimento anticorruzione al segretario comunale diviene il responsabile del piano; è un passo avanti importante per contrastare il malaffare negli appalti pubblici locali e nelle attivitá economiche e non gestite dai comuni. L’ Art. 1 c. 7 prevede il coinvolgimento decoinvolgimento la rotazione, la formazione nell’etica e nella responsabilitá, l’elenco dei fornitori pubblici come segno di trasparenza. (Ac 4434 B in corso di puubblicazione). È prevista la sanzione a carico degli amministratori locali, come i sindaci, che hanno contribuito con dolo o colpa grave al dissesto finanziario è l’ Incandidabilitá per 10 anni. In piu’, pagano una multa pari a un minimo di 5 e un massimo di 20 volte la retrcauzione. Per chi non rispetta le norme rischia che l’80% dei trasferimenti erariali dello Stato (ad eccezione di sanita’ e trasporto pubblico locale) venga bloccato.
È stato posto uno stop al controllo preventivo di legittimita’ sui singoli atti di Regioni ed Enti locali. I magistrati contabili potranno quindi controllare ‘solo’ il bilancio preventivo e il rendiconto consuntivo ma potranno bloccare un programma di spesa.
Sul piano territoriale locale il sistema dei controlli consiliari viene rafforzato con una pluralità di misure: con la inamovibilità del ragioniere, rafforzandolo e rendendolo più libero e terzo anche in contrasto con l’indirizzo politico; con controlli interni posti a capo del segretario comunale che deve provvedere ad una relazione semestrale alla corte dei conti, con nuovi criteri di semestrale come il sorteggio dei revisori dei conti evitando così cristallizzazioni locali. È stato tuttavia affermato che le misure vadano più sul piano formale che sul piano sostanzale. E veniamo ad aspetti meramente finanziari.
La spending review ha operato un taglio del 25 per cento rispetto ai residui attivi iscritti in bilancio da oltre 5 anni non distinguendo tra chi ha acceso un fondo svalutazione crediti e chi no. La svalutazione è stata di 2,3 miliardi pari al 15 per cento del totale. V’è una forte asimmetria territoriale tra il 6 per cento del nord e il 24 per cento delle isole. Ha colpito una posta di bilancio che inficiava la principio di veridicità del bilancio locale perché il trascinamento nell’attivo di una posta inesigibile, di difficile realizzabilitá, alimentava artificiosamente il livello della spesa portando dunque ad un disequilibrio sostanziale del bilancio stesso. Ciò significa che i bilanci in questione finiscono per essere falsi per molti anni. E’ troppo, è troppo poco. E’ certamente una azione di trasparenza che dovrebbe progressivamente essere accentuato per raggiungere quella pulizia del bilancio tale da offrire soliditá e sicurezza dei conti, piuttosto che incertezza e precarietá. Si afferebbe così una cultura della rendicontazione con il controllo strategico degli obiettivi capace di efficientare le risorse disponibili.
Gli interventi operati sul piano istituzionale, gestionale, comportamentale sono diretti a recuperare funzionalitá, efficienza e trasparenza.
Si va in una direzione del concetto di autonomia diversa da quella finora perseguita. Richiede più responsabilità più correttezza gestionale, meno sprechi di risorse, meno apparati amministrativi.
Il Ministro Giarda ha recentemente affermato che il controllo dei cittadini sarebbe rafforzato se il finanziamento degli enti territoriali in quanto portatore del valore della vicinanza tra cittadino utente e potere politico amministrativo, produttore di servizi per la collettività prevedesse più tasse e tributi propri e meno trasferimenti statali . L’ autonomia finanziaria si manifesta e si concretizza in due fasi: il tributo e l’accertamento-riscossione. Entrambe sono allo stato sinora una pallida idea di autonomia, così come la riconsciammo nella impostazioe vanoniana.
Questo di Giarda è certamente un desiderio auspicabile, ma allo stato l’ente territoriale svolge più la funzione di esattore per conto terzi piuttosto che impositore a difesa della autonomia e della territorialitá e quindi a difesa del principio di responsabilitá. Per chi come molti di noi si sono abbeverati ad una cultura sturziana delle autonomie e ai valori costituzionali sorgono perplessitá.
In una fase di così forti mutamenti istituzionali, autonomia dovrebbe essere la capacitá di darsi un ordinamento giuridico e l’autonomia locale dovrebbe avere quel retroterra di originalitá, di naturalitá, di storicitá che vediamo smarrita. Quale quadro di valori si vogliono affermare e praticare?. Le funzioni originano da bisogni della comunitá locale e funzioni degli enti locali non da atti amministrativi imposti. Se gli enti locali diventano esecutori di indirizzi imposti centralmente si finisce per mettere in discussione l’esistenza dei governi locali stessi.
Stato ed enti locali sembrano realtá contrapposte Ma espressioni diverse ma di una medesima socialitá della vita civile. Con la compressione dei traferimenti e l’autonomia finaniaria violentata e l’insignificante partecipazione dei comuni al processo tributario si riduce il principio del pluralismo delle istituzioni e nelle istituzioni.
L’articolo 5 della costituzione sta nei principi fondamentali, non nel disastrato titolo v^, sintesi larghissima della esigenza di decentramento in particolare.
Castrocaro terme 17 novembre 2012