I pericoli nascosti
Archiviate le elezioni regionali, compresa la formazione della Giunta Polverini che innovando nel metodo ha avuto il coraggio di non piegarsi alle rivendicazioni contrattuali dell’UDC lasciando il partito di Casini al mero sostegno del programma, si può passare alla fase due del Governo Berlusconi. E qui viene il difficile perché con la posizione assunta da Fini in direzione PDL la questione si complica. Non vi è dubbio che le forze politiche e non, compresi i poteri economici che sono state posti ai margini delle decisioni di governo utilizzino ogni spazio di manovra per contrastare il disegno riformatore. E il Presidente della Camera, proprio in virtù dei propri poteri regolamentari, enormemente rafforzati e dilatati nella fase del consociativismo, è nella condizione di incidere nel processo e nella decisione legislativa. E questo, sia ai fini interni alla coalizione di governo, che ai fini esterni e dunque nei rapporti con le categorie, con le corporazioni e su ogni decisione parlamentare, dalla grande riforma costituzionale, ad ogni singolo aspetto della vita economica e sociale, dal federalismo alla giustizia, dalla immigrazione alle intercettazioni telefoniche, dalla riduzione delle tasse ai criteri di selezione dei professori nelle scuole. Sarebbe sbagliato sottovalutare tutto ciò.
C’è dunque il pericolo nascosto che si mettano in movimento quelle forze che non hanno digerito il successo berlusconiano e sopratutto l’avanzata della Lega e che puntino a bloccare ogni iniziativa tesa a rimodellare le infrastrutture giuridiche del Paese. Qualcosa di simile è avvenuto nel 1994; così come nel 1998. Bisogna mettere nel conto che in questo Paese c’è chi non vuole perdere, non vuole prendere atto dell’orientamento del popolo e allora utilizza lo strumento della persuasione e della adulazione per limitare i propri danni. Non è difficile immaginare cosa potrebbe accadere di fronte ad incidenti parlamentari, intesi come pesanti bocciature di iniziative governative su punti qualificanti del programma. C’è dunque il rischio che il ruolo del Presidente della Camera, nella paralisi della sinistra di opposizione, per taluni diventi l’ultimo baluardo per contenere le spinte innovatrici, anche facendo saltare il banco. In definitiva, si possono mettere in moto giochi di interesse per difendere interessi in gioco che vanno oltre il confronto dialettico tra fondatore e cofondatore del PDL. Di fronte a tale scenario non resta che andare avanti sul terreno delle riforme e far esplodere le contraddizioni dei paladini del conservatorismo e di chi non vuole la modernizzazione del Paese.
Roma, 28 aprile 2010