UDC: Dal laboratorio pugliese al pasticciaccio appenninico

UDC: Dal laboratorio pugliese al pasticciaccio appenninico

Quello che non è riuscito in Puglia, l’UDC lo realizza nelle Marche. L’UDC è passato con disinvoltura dal laboratorio pugliese al pasticciaccio appenninico.

Mentre in Provincia di Macerata l’UDC governa con il centrodestra, nella Regione Marche, nella terra di Arnaldo Forlani e dei Tambroni, l’UDC sceglie nettamente il PD come alleato privilegiato. E’ un accordo sulla pelle della grande tradizione democristiana sempre alternativa alla sinistra. Non v’è neppure discontinuità nella ricandidatura del Presidente uscente Gianmario Spacca alla guida di un governo regionale con Rifondazione comunista e i veterocomunisti. Oggi questi alleati escono dall’accordo, ma non è escluso che non rientrino dalla finestra. C’è continuità nel Presidente così come c’è continuità negli uomini di punta dell’intesa politica PD-UDC- IDV. Sullo sfondo, Fabriano appare nella sua centralità politica. Fabriano sta alle Marche come Torino sta al Piemonte. Intendendo con questo il peso rilevante degli uomini ex Merloni, nello scenario politico presente e futuro che, dopo le frammentazioni nelle diverse aree politiche, sembrano ricompattarsi intorno ad una unità di intenti finalizzata soprattutto al mantenimento del governo locale. Cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia. D’incanto sembrano essere state messe da parte tutte le divisioni. Tutto scontato. Niente affatto. Si illude chi punta su un peso determinante dei media nell’orientamenti di una popolazione che sceglie con la propria testa e con i propri convincimenti. Le Marche vengono da un lungo governo di sinistra. Le Marche devono però fare i conti con una crisi economica profonda che le attraversa nel tessuto produttivo, sia nelle medio grandi imprese che nelle piccolissime, sopratutto nella economia di distretto, mettendo in luce le debolezze delle risposte alla crisi di un sistema come il modello marchigiano che aveva una sua vitalità e che rappresentava un unicum nel Paese, costruito inizialmente sulla spinta degli operai-contadini fino a diventare un originale modello sociologico. Di fronte alla ondata della crisi hanno resistito meglio le imprese medio-grandi che hanno puntato sul marchio, sulla qualità del prodotto, sulla internazionalizzazione, sul superamento della gestione familiare per aprirsi a conduzioni manageriali, al mercato e alla borsa. Hanno sofferto e soffrono le imprese terziste e senza la forza del marchio, le imprese familiari sottocapitalizzate, le piccole aziende artigiane ancorate al mercato domestico, incapaci di superare l’Adriatico e quelle manifatturiere strette dal vincolo di competitività rispetto ai bassi costi della manodopera cinese. La Regione Marche sarà il termometro del riflesso della crisi sui comportamenti elettorali. Di fronte ad una crisi che investe un modello economico e sociale, le misure messe in campo dalla Giunta di sinistra possono essere inadeguate e insufficienti. Gli ammortizzatori sociali degli enti locali valgono per il presente, ma non offrono solidità per il futuro così come la rete di solidarietà familiare e sociale non può essere infinita. A Fabriano, in modo particolare, si esprimerà il giudizio sulla responsabilità delle crisi aziendali e la idoneità delle risposte al superamento della crisi di un modello economico. Nelle Marche si potrà verificare quanto consenso politico produrrà una operazione di ricongiunzione degli interessi abilmente ammantata su un modello politico finalizzato esclusivamente al mantenimento del governo regionale o se invece gli effetti della crisi reale saranno così forti da spingere l’elettorato verso una reale discontinuità nel governo della Regione Marche. Sta al centrodestra la responsabilità di evidenziare le contraddizioni di un accordo politico conservativo rispetto alle speranze di cambiamento. Sta ad Erminio Marinelli far emergere le contraddizioni del pastrocchio appenninico in salsa UDC, perché il modello politico appare inadeguato ad affrontare l’intensità della crisi del modello economico e sociale.

Roma, 23 febbraio 2010

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