L’UDC e l’accordo ad personam per il Lazio
La disponibilità dell’ UDC verso Renata Polvernini ad una intesa esclusiva con il candidato Presidente del Lazio deve essere attentamente valutata dal PDL in tutte le sue implicazioni. L’accordo ad personam non può eludere i problemi di fondo, che restano quelli di una intesa programmatica della coalizione di governo regionale. I problemi vanno affrontati immediatamente e non, dunque, dopo il risultato elettorale allorquando il potere di interdizione potrebbe essere la determinante sia rispetto all’assetto di governo regionale sia rispetto all’attuazione degli impegni programmatici. Le carte devono essere messe sul tavolo prima e non dopo il 27 marzo 2010. Gli elettori devono conoscere il reale significato dell’accordo presidenziale. I sette punti programmatici, non investono solo competenze esclusive regionali, ma si intrecciano con competenze sia di governo nazionale che locale. Quei sette punti devono essere abbondantemente declinati e non possono rimanere pillole di programma su cui far prevalere interpretazioni di parte. Ogni ambiguità deve essere prioritariamente eliminata. Gli elettori devono sapere la composizione del listino come premio di maggioranza e l’uso che se ne farà. Gli elettori devono sapere quale è il reale significato dell’accordo ad personam, se cioè è una sorta di appoggio esterno oppure di accordo pieno nella gestione e nelle responsabilità. Se l’UDC, tra Polverini e Bonino ha scelto il male minore per intercettare strumentalmente il voto cattolico, e togliersi dall’imbarazzo di dover sostenere nella regione Lazio un candidato segnatamente laicista come Emma Bonino, l’accordo ad personam non può diventare il male peggiore per il PDL solo in ragione di una competizione elettorale più agevole. L’accordo ad personam pone dunque più problemi di quanti ne possa risolvere. La Regione Lazio è troppo importante nel panorama nazionale per essere svincolata da una coerenza politico-programmatica che si riverbera poi quotidianamente nel panorama nazionale e nel rapporto Stato Regioni, compresi gli organi di riferimento. IL PDL è chiamato dunque ad una atteggiamento prudente evitando i rischi impliciti in un accordo ad personam funzionale solo all’UDC ed utile per salvare la faccia, così di bilanciare le scelte a sinistra nelle regioni chiave come Piemonte e Puglia.
Urge una pausa di meditazione. Bene ha fatto Giovannardi a porre con forza la questione direttamente a Berlusconi. Il sopraggiunto stop alla trattativa è salutare. E’ bene che prevalga chiarezza e coerenza ed è la stessa Polverini che deve rendersi disponibile ad una riflessione limpida sull’accordo che elimini ogni ambiguità palese ed occulta, evitando che la politica dei due forni praticata dall’UDC acquisti il diritto di cittadinanza nella cultura del centrodestra.
Roma, 12 gennaio 2010