Il ventennale della caduta del Muro di Berlino e i giovani.

Il ventennale della caduta del Muro di Berlino e i giovani.

La cerimonia del ventesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino ha suscitato emozioni forti soprattutto per le generazioni che hanno vissuto il novecento con le tragedie delle guerre e dei totaritarismi. C’è il rischio che le giovani generazioni, quelli nati successivamente al 1989, quelli di Internet, della globalizzazione telematica oltre che economica non sappiano cogliere appieno il significato profondo di quel 9 novembre 1989, che nessuna immagine televisiva può suscitare fino in fondo. Bene hanno fatto il cancelliere Merkel e i governanti europei a costruire una giusta solennità, con effetto scenico imponente per far rivivere quel momento storico. 

Angela Merkel ha vissuto sulla sua pelle che cosa significava Il MURO, così come lo hanno visto coloro che hanno potuto visitare Berlino Est e Ovest prima del 1989. Non c’era solo Il Muro che divideva una città, che la feriva perfino dentro le abitazioni e nei legami familiari, ma due sistemi politici contrapposti: una repubblica federale e una cosiddetta democrazi popolare, due blocchi economici, due visioni della società, Oltre il Muro c’erano i cavalli di frisia, i reticolati, i campi minati, i cani addestrati, i vopos armati sulle torrette, i carri armati ben visibili, i sistemi di ascolto per intercettare ogni comunicazione, ogni parola e impedire quelle strenue possibilità di fughe di giovani coraggiosi che pure ci sono state. Veniva dunque soffocato in questo moto, ogni desiderio di raggiungere la libertà. Il passaggio da Berlino Est all’Ovest era permesso solo agli anziani. Ai giovani era precluso. E agli occidentali stimolati dai legami culturali con il Teatro di Brecht, del Museo di Pergamo, con l’Opera, era difficile raggiungerla per i pesanti controlli polizieschi che scrutavano non solo la rispondenza fra viso e passaporto, ma il sottofondo della automobile. La Fondazione Adenauer si incaricò di sensibilizzare i giovani italiani perché potessero verificare la realtà, non quella rappresentata dalla propaganda. La democrazia popolare della Germania Est, in profonda crisi economica e sociale non si poteva permettere un impoverimento generazionale dei giovani attratti dai successi abbaglianti della Germania Federale, sostenuti dal modello della economia sociale di mercato di impronta Adenaueriana prima ed ed Erhardiana poi. La fuga dal regime comunista era la fuga verso il desiderio di libertà, verso le luci abbaglianti dei grattacieli di Berlino Ovest che il Muro non riusciva ad oscurare; era la fuga verso il sogno del benessere. E’ stata certo la crisi economica che ha mandato in frantumi il Muro di Berlino per l’impossibilità di quel Muro di contenere la spinta inarrestabile verso migliori condizioni di vita economica sociale e civile. Non può essere sottovalutata la spinta che venne dal Trattato di Helsinky del 1975 che con l’accordo sulla cooperazione europea e lo sviluppo della cooperazione inernazionale nei diritti umani, attraverso il dialogo multilaterale aprì una prima breccia nella impenetrabile cortina di ferro e nei sistemi dell’Europa Orientale e rappresentò un punto di svolta verso il futuro della Europa riunita di cui la Germania Federale con i suoi illuminati statisti fu sostenitrice anche pagando costi finanziari altissimi per la riunificazione e per la costruzione della pace nella solidarietà. Una lezione che i giovani europei non dovrebbero dimenticare.

Roma, 10 novembre 2009

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