La ripresa della politica dopo le “sparate estive”
Riceviamo e pubblichiamo il seguente articolo del Prof. Pierluigi Pollini
(Pubblicato integralmente su “la Voce” del 26.08.2009)
Le forme del dibattito politico estivo possono essere sicuramente apparse a volte sopra le righe e a volte alquanto scalcagnate. Ma se si osserva attentamente quali contenuti e tematiche esse ambivano esplicitare ci si accorge che il nocciolo delle questioni trattate è e resta sul tappeto del dibattito pubblico alla ripresa dell’attività politica. Mesi fa avevamo rilevato la necessità e l’urgenza di ridefinire le “idee ricostruttive” della politica all’altezza delle brucianti e inedite emergenze del tempo di crisi presente e avevamo individuato nella sfida attualissima della biopolitica, in quella bruciante della ridefinizione dell’identità nazionale e in quella della costruzione di un nuovo ethos condiviso della democrazia moderna, alcune delle emergenze fondamentali del tempo presente che, guarda caso, sottendono una per una, quasi tutte le “sparate estive”. Sotto la cenere insomma delle “sparate estive” c’è il fuoco di una visione politica nazionale che va al più presto ricostruita e ridefinita. Penso che il PdL non si stia sottraendo a questa sfida e anche l’azione del governo nazionale pare si muove nella giusta direzione per costruire faticosamente nella società italiana un nuovo patto sociale, un nuovo patto territoriale e un nuovo patto generazionale orientati ed ispirati al bene comune della nazione per modificare il sistema politico, riformare e modernizzare il paese e inaugurare così una nuova ed inedita stagione di “buona, politica “e di “buon governo”. Per esprimere tali energie e potenzialità il PdL deve però rinnovare l’idea stessa di moderno partito democratico; c’è bisogno di un partito nuovo, degli aderenti e degli eletti, trasparente, che garantisca l?applicazione reale delle regole, che consenta un corretto confronto democratico, in cui la linea sia decisa in un libero dibattito e la classe dirigente selezionata con saggezza e lungimiranza e con una competizione aperta e leale. Per catalizzare nuove energie, bisogna evitare che prevalgano, a tutti i livelli, gruppi dirigenti ristretti, “cupole” o “cupolette”, che ritengono di avere un diritto di controllo del partito grazie ad una specie di privilegio di anzianità o di contatto amicale con i suoi vertici.Abbiamo bisogno di un partito che faccia ciò che altri non hanno mai fatto: la formazione e l’autoformazione e noi in Provincia lanceremo nei prossimi mesi tali iniziative. C’è bisogno di una nuova cultura politica che abbia digerito e fatta propria una adeguata e non ideologica interpretazione della storia contemporanea, che sappia laicamente dare la forma della dottrina sociale cristiana all’azione politica. I principi, i valori, i criteri di orientamento etico-politici di quest’ultima rappresentano a ben vedere, dopo il crollo delle ideologie e la crisi disastrosa del relativismo etico, una nuova teoria critica della società (dopo il fallimento di quella francofortese), una nuova, e tutta da costruire, filosofia civile della nazione. Se questo è il compito che ci attende è necessario, sul terreno sistemico, riconfermare senza se e senza ma la forte domanda presente nel paese, non tanto di un bipartitismo che in Italia non c’è e che non esisterà mai, quanto di un autentico sistema bipolare europeo dell’alternanza. Il successo e la vittoria ripetuta del PdL nasce proprio dalla rivolta contro il sistema consociativo e mira a rendere sempre più impossibile il centro inteso come “politica dei due forni” e/o come palude e luogo dello svigorimento pragmatista di tutti le identità culturali ovvero il luogo della “retorica identitaria di nicchia”. In questo scenario sparisce il centro inteso in senso geometrico ma il centro, nel suo significato europeo come primato dei valori della persona, della libertà e della responsabilità sulle ideologie, viene ad essere l’anima della stessa cultura politica del PdL. Esso è riuscito così a separare il centro (nell’accezione degasperiana) come riferimento ideale e programmatico, dal centro come mero luogo geometrico della politica. Mentre si ha qui, con il PdL, il ritorno all’idea degasperiana del centro europeo che si allea con la destra democratica, nell’Udc si ha invece l’abbandono di De Gasperi e l’approdo ad un idea “casiniana” di piccolo centro autoreferenziale inteso come luogo del consociativismo o se si vuole del più cinico pragmatismo e utilitarismo elettorale. Tale linea politica antidegasperiana dell’autoreferenzialità retorica e demagogica ha come effetto un perverso combinato disposto. Per un verso esclude l’Udc dal governo del paese incartandola in una opposizione sterile e pregiudiziale, per l’altro, per non restare del tutto a pancia vuota, il partito di Casini entra furbescamente solo dopo il primo turno (ai ballottaggi) sul mercato delle alleanze vincenti con la sinistra ma anche (veltronianamente) con il centro-destra. Per racimolare qualche assessorato nelle Province (vedi Rimini, in Puglia e in Piemonte) e qualche prossimo posto nei listini regionali (vedi accordo Casini ed Errani) l’Udc è stata disposta ed è disposta ad allearsi non tanto e solo con il PD ma con tutto il vecchio “scalcagnato” Ulivo, da Rifondazione ai Comunisti italiani e con lo stesso Di Pietro. Alla faccia delle alleanze costruite innanzittutto (come sostiene giustamente Buttiglione) sulla comune identità culturale e valoriale prima ancora che politica! L’Udc perde così purtroppo, in modo “peripatetico”, la propria “verginità” che consisteva nell’essere un piccolo partito moderato sempre e comunque alternativo alla vecchia come alla nuova sinistra. Quando gli elettori democratico-cristiani dell’Udc scopriranno il grande “inganno casiniano di rito folliniano” saranno loro stessi ad esprimersi alle prossime elezioni regionali. A nulla giova dunque attardarsi a rincorrere tale nomenclatura, occorre invece che il PdL si rivolga all’elettorato democratico-cristiano del paese e sempre con maggior forza faccia emergere la sua ragion d’essere: un grande partito, popolare, democratico, interclassista, di ispirazione cristiana e liberaldemocratica, alternativo alla sinistra, alleato con la Lega (modello CDU/CSU) e saldamente collocato all’interno della cultura dei moderati e dei riformisti, per unire le forze che in Italia fanno riferimento al Partito Popolare Europeo.Rimini, 23.08.2009 Prof. Pierluigi Pollini Coordinamento regionale e provinciale PdL – Dirigente nazionale dei Popolari-Liberali nel PdL |