Basilea due e le PMI

Basilea due e le PMI

Alla vigilia del vertice del G8 si è riaffacciata prepotentemente la questione Basilea 2 dopo una breve applicazione che ha conciso però con la grande crisi finanziaria globale. E’ una direttiva europea introdotta con la legge comunitaria del 2007, dopo una lunga ed intesa elaborazione. C’è chi vorrebbe sospenderne la applicazione; c’è chi vorrebbe passare direttamente a Basilea 3. Come se Basilea 2 finalizzata alla stabilità del settore bancario, poggiando su tre pilastri quali nuove modalità di calcolo del patrimonio di vigilanza, controllo potenziale e disciplina del mercato, fosse la causa della crisi e non la conseguenza di comportamenti privi di responsabilità e di etica soprattutto nel settore finanziario. Basilea 2 ha evitato guai peggiori. Sono posizioni che ingenerano confusione. Si pensa a facili scorciatoie anzichè interrogarsi sulla origine della crisi che risiede anche nella ricerca esasperata del gigantismo nel settore bancario che determina un legame nuovo tra banche e imprese. Non si è tenuto a sufficienza conto che stavano cambiano i ruoli delle banche fra grandi e medio-piccole, e ciò richiedeva una attenzione diversa nella concessione dei crediti alle piccole e medie industrie, che era necessario valorizzare il localismo, che occorreva dare attuazione ai princìpi di proporzionalità in relazione alle dimensioni, alle caratteristiche e alla rilevanza dei rischi e a un sistema di regole modulari nella misurazione e gestione dei rischi.

Oggi la crisi, da finanziaria si è trasformata in economica e occupazionale, colpendo come una onda d’urto le pmi e soprattutto quelle che hanno le caratteristiche (soprattutto le imprese italiane) dell’impresa familiare, della bassa capitalizzazione e dei pluriaffidamenti bancari a breve. La qualità del rapporto banca-.impresa assumerà sempre maggiore rilevanza, così come la funzione finanza all’interno delle imprese.

Mentre si apre il G8 che sarà tanto più importante quanto più avrà la capacità di fissare nuove regole finanziarie globali in grado di restituire fiducia ai mercati e quindi rimettere in moto la crescita, per l’Europa si pone la sfida di una più forte coesione politica. Permane una grave incertezza sul cammino europeo, prevalgono gli egoismi nazionali e tra gli Stati dell’Unione la questione della armonizzazione fiscale resta un tabù. Ciò è un grave vulnus nel processo di integrazione europea. Se da parte nostra vogliamo difendere il fondamentale sistema delle piccole e medie imprese, è necessario individuare strumenti in grado di superare le loro esigenze creditizie, sostenendo il loro finanziamento con specifici strumenti ma soprattutto con un più favorevole livello di tassazione in grado di sostenere la crescita nel quadro dei distretti industriali e delle reti proiettate nella internazionalizzazione. Tutto ciò assumerebbe più rilievo nel momento in cui si vuole far risalire a Basilea 2 responsabilità che appartengono non alle regole ma ai comportamenti.

Sembra che gli effetti di Basilea 2 siano solo per le imprese, perché interessate dalle nuove metodologie di determinazione del rischio di credito e non anche per le banche relativamente ai fabbisogni patrimoniali, che saranno minori quanto più avanzeranno nelle metodologie di valutazione del rischio.

Tutto ciò presuppone maggiore informazione, trasparenza e integrità, mentre ancora prevale discrezionalità e opacità. Le regole globali non possono essere disgiunte dal rafforzamento della integrazione europea.

Roma, 7 luglio 2009

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