Sul terremoto in Abruzzo e la fase ricostruttiva
Non è ancora finita la fase della emergenza di un terremoto distruttivo che ha ferito la terra di Abruzzo e di gente sofferente ma fiera, orgogliosa, coraggiosa, colpendo uomini, donne, giovani, bambini, anziani, abitazioni, secolari opere d’arte, che molti si affannano a sollecitare l’allargamento dell’area dell’intervento rispetto all’area focale.
E’ una gravissimo errore. Si può assimilare a quello compiuto in Irpinia quando con la legge 219 si allargò l’area di intervento a Napoli e a comuni che non c’entravano nulla con il terremoto per cogliere il momento della ricostruzione come occasione di sviluppo. Tutto ciò non è stato senza conseguenze. Ne è derivato qualcosa di molto negativo, aggravato da una gestione fuori bilancio, quindi fuori dal controlllo della Corte dei conti cosicchè funzionava come una idrovora senza press control. Taluni hanno sostenuto che 12 miliardi di euro per l’Abruzzo non sono sufficienti se paragonati ai 7 miliardi contabilizzati per il sisma umbro-marchigiano. Sono situazioni diverse, a cominciare alla prima fase della ricostruzione pesante e alla distinzione tra prime e seconde case che hanno portato ad una serie di privilegi in favore dei residenti anche se il terremoto quando colpisce non fa distinzione. La solidarietà più autentica non ammette distinzioni. E poi quante opere pubbliche inutili sono state risanate senza alcuna valorizzazione successiva! Quanti fondi potevano essere più utilmente spesi! E’ sufficiente fare un girettino per la Valnerina e dintorni. Quindi i 12 miliardi possono essere tanti o pochi a seconda della qualità dell’intervento. Ed è bene che tutti facciano la propria parte compresi quelli che beneficiano dei cosiddetti costi amministrativi della ricostruzione e che viene valutato sul 25 per cento della singola spesa ridimensionandola per evitare gonfiamenti inaccettabili che si scaricano sul bilancio pubblico. Conviene poi procedere con assoluta trasparenza. Sarebbe utile che i presidenti delle due Camere costituiscano subito una agile commissione di verifica e controllo sulla ricostruzione “work in progress” affinchè il Parlamento sappia come sono spesi i soldi degli italiani e come vengono utilizzate le donazioni a soggetti pubblici come Protezione Civile, Croce Rossa ed altri che dovrebbero tenere una contabilità separata per le specifiche erogazioni liberali. Si eliminerebbero “ab origine” dubbi e strumentalizzazioni della opposizione distruttiva sulla generosità degli italiani.
Roma, 15 aprile 2009