La Banca Popolare di Milano tra conservazione e rinnovamento
Nella Banca Popolare di Milano si è aperta la corsa alla nuova governance. Nei due schieramenti contrapposti si riflettono due concezioni diverse e confliggenti. La lotta tra tra le due liste guidate dai competitori l’uscente Roberto Mazzotta e l’aspirante Massimo Ponzellini è condizionata dal decisivo orientamento voto che esprimeranno i soci-dipendenti. V’è infatti il rischio che tale orientamento sia proteso alla conservazione anziché alla innovazione. Se prevale questa scelta si finisce per difendere strenuamente una posizione, quella dei soci-dipendenti, che condizionano la governance e impediscono quel processo di autoriforma di cui c’è una fortissima esigenza proprio nel campo delle banche popolari. Si finirebbe per limitare ad una sola categoria la responsabilità operativa rispetto ad una presenza e visione più allargata che tenga conto di tutti i soggetti presenti nel capitale sociale della banca penalizzando in particolare i soci non dipendenti e gli investitori istituzionali capaci di allargare gli orizzonti operativi della banca. Non è il nome nuovo che conta in questa aspra contesa, ma i programmi che si intendono perseguire. C’è solo da augurarsi che il prossimo consesso della Banca Popolare di Milano sappia cogliere la esigenza di anticipare, in quel grande momento assembleare in cui si esprime la volontà dei soci, segni di reale apertura anziché chiudersi nella difesa dell’esistente. Sarebbe un gravissimo errore se dietro un rinnovamento nominalistico del vertice si nascondesse la conservazione dei programmi che finirebbe per nuocere non solo alla Banca Popolare di Milano ma all’intero sistema delle Banche Popolari.
E’ tempo di scelte lungimiranti e non di dannosi arroccamenti.
Roma, 8 aprile 2009