Dichiarazione di voto su decreto-legge collegato alla manovra di bilancio

Dichiarazione di voto su decreto-legge collegato alla manovra di bilancio

Onorevole Presidente, onorevole rappresentante del Governo, onorevoli senatori, esprimiamo un giudizio di forte preoccupazione per le scelte operate dal Governo e da questa maggioranza attraverso un decreto-legge che anticipa la manovra di bilancio di cui è parte integrante.

Non avete resistito al desiderio di accompagnare la divisione della torta allo spumeggiante andamento delle entrate, una torta che rischia di essere indigesta al Paese. Utilizzate forme di copertura prima ancora dell’approvazione della legge di assestamento, al di fuori delle regole della legge di contabilità.

Affrontiamo questo dibattito con la consapevolezza di chi ha cercato il confronto parlamentare, nonostante in quest’Aula abbia aleggiato la minaccia del voto di fiducia. Il complesso delle misure peggiorerà i conti pubblici. Non vi è quella indispensabile, auspicata, incisiva riduzione delle spese, che dovrebbe rappresentare obiettivo primario e ineludibile della finanza pubblica; tra l’altro le riduzioni più consistenti hanno riguardato la spesa in conto capitale, proprio quella destinata agli investimenti infrastrutturali. Non vi è nessun impegno nel risanamento dei conti pubblici, anche perché l’extragettito, piuttosto che indirizzarlo verso la spesa corrente, andava utilizzato per la riduzione del disavanzo e del debito. Avete così violato quel principio dal Governo fissato nel DPEF secondo cui i maggiori oneri sarebbero stati coperti esclusivamente con correzioni di spesa. Le vostre scelte si sono orientate più ad allargare il consenso politico che a guardare agli interessi del Paese; ciò vale soprattutto per la dotazione infrastrutturale.

Abbiamo posto con forza la necessità di dare risposte urgenti ad una questione rilavante come è quella dell’impatto dei derivati strutturali sul debito degli enti locali che è cresciuto in modo preoccupante. Abbiamo chiesto una verifica, una sospensione dell’uso di questo strumento di finanza derivata rispetto alla disinvoltura di tanti incauti amministratori di Regioni, Province, Comuni e perfino le Comunità montane, che hanno giocato d’azzardo con conseguenze devastanti sui contribuenti e sui bilanci degli enti locali. Preferite erogare risorse per le ristrutturazioni senza guardare dentro comportamenti discutibili di amministratori ed intermediari finanziari, senza verificare quanto sommerso c’è e ci potrà essere. Dovrà essere fatta anche chiarezza rispetto all’entità del sommerso, derivante dai derivati stipulati da banche estere tramite filiali non residenti in Italia. Avete preferito la strada dei regali alle aziende bancarie elevando a 1 euro le commissioni bancarie. Ribadiamo che le vostre scelte sono rischiose perché fondate su una previsione di crescita dell’economia superiore a quanto stimato dai principali previsori, per una sovrastima dell’extragettito, per la mancata riduzione della spesa pubblica, per un incremento intollerabile della pressione fiscale. Il percorso di riduzione dell’indebitamento netto viene vanificato come pure la favorevole fase del ciclo economico, con il rischio che condizioni cicliche più difficili rendano più complesso il risanamento che voi avete rinviato.

Preferite mantenere alta una pressione fiscale sul livello record raggiunto nel 2007 e nelle prospettive del 2008. Il dato più preoccupante è quello che deriva dal peggioramento del quadro programmatico rispetto al quadro tendenziale. Su questo punto si è soffermato in modo puntuale il collega senatore Ciccanti, il quale ha sottolineato l’uso distorto del tesoretto, una politica finanziaria irresponsabile per scelte non orientate allo sviluppo ma a carattere elettoralistico, le contraddizioni sulle scelte in materia di editoria che avrebbero meritato ben altro rigore. Non per assecondare l’antipolitica rispetto agli sprechi che mantengono inalterata la intermediazione politica, ma solo nella difesa del pluralismo informativo in un mercato aperto e concorrenziale. Abbiamo cercato di apportare correzioni migliorative, attraverso, tra le altre, le proposte emendative della senatrice Monacelli in materia di sanità, ma la maggioranza ha impedito qualsiasi serio confronto come necessario. Non avete affrontato il problema urgente di dare aiuti concreti alle famiglie, soprattutto quelle che hanno acceso mutui bancari a tasso variabile, che si trovano a pagare cifre lievitate enormemente e che mettono a rischio i bilanci familiari. Non era una provocazione la nostra – senatore Ripamonti – , ma una proposta concreta, quella proposta che proponiamo inascoltati da ormai troppo tempo. Ma non è mai troppo tardi per intervenire. Noi abbiamo sollecitato un intervento che agisca con la doppia leva dell’aumento della detrazione e della elevazione del limite ancorato a valori del 1972. Ci domandiamo e domandiamo perché non avete dato una immediata soluzione alla portabilità dei mutui, recuperando la norma finita sul binario morto delle liberalizzazioni, anziché annunciare con nuovi spot ulteriori lenzuolate.

La famiglia è la grande assente nelle vostre scelte, la famiglia come entità fiscale. Preferite scelte individualistiche, retaggio degli anni Settanta. Sono assenti le misure per contrastare la denatalità e quelle a sostegno della famiglia, perfino quelle per gli asili nido. La stessa prevista riduzione dell’ICI è un’imposizione ideologica, non ha tenuto conto del reddito familiare, dell’ampiezza della famiglia, delle diverse situazioni catastali e quelle delle realtà geografiche, con il rischio di premiare gli evasori. È una scelta, la vostra, profondamente iniqua perché non tiene conto delle fasce periferiche e popolari. La riduzione dell’intensità di povertà appare assolutamente marginale, così come l’intervento a favore degli incapienti, che si basa sul concetto di reddito individuale piuttosto che familiare, come soggetto unico di imposta. Avete preferito un modesto rimborso senza alcuna adeguata valutazione nel soddisfacimento di un pieno diritto, come auspicabile.

Gli incentivi sui canoni di locazione per i giovani appaiono troppo esigui per indurre l’effettiva fuoriuscita dal nucleo familiare. Non prevedete poi nessuna clausola di salvaguardia rispetto alla incauta azione dei Comuni nel processo di modificazione delle rendite catastali e dei nuovi classamenti, cosicché la piccola detrazione sarà vanificata per tanti contribuenti nella richiesta di arretrati fino a cinque anni, oltre che costosi adempimenti. Non avete tenuto conto dell’andamento delle tariffe, soprattutto quelle di competenza degli enti locali, eliminando l’odiosa “tassa sulla tassa”, cioè l’IVA sulle addizionali. Sul 5 per mille mantenete una situazione di incertezza rispetto alle scelte dei contribuenti, alle scelte degli italiani, sensibili al vasto mondo del volontariato, della ricerca scientifica e sanitaria, tradendo dunque le scelte operate. Anziché procedere attraverso l’erogazione di mille rivoli di spesa pubblica improduttiva, abbiamo proposto un intervento in favore del settore auto con una rottamazione ecologica in grado di determinare minore inquinamento atmosferico attraverso un forte processo di sostituzione del parco automobilistico più obsoleto. Ne deriverebbe un sostegno alla crescita del Pil regionale e nazionale, autofinanziato dal maggiore gettito IVA. Tutto ciò sostenendo direttamente i consumatori e in linea con gli orientamenti e gli obiettivi dell’UE.

La nostra proposta era quella di sostenere i consumatori attraverso interventi diretti in grado di aiutarli in modo concreto. Quanto al problema dei gassificatori, l’attuale articolo 46 non sblocca un bel niente. Anzi complica il procedimento per i rigassificatori. Non si affrontano la grande questione delle direttrici europee Torino-Lione e Palermo-Berlino, insieme a quelle del terzo valico, nonché quelle della logistica, cioè risorse da destinare allo sviluppo, preferendo interventi microsettoriali che stanno dentro le scelte del Governo e non nella proposta dell’opposizione (senatore Boccia). Abbiamo impedito la liquidazione della società Stretto di Messina che avrebbe rappresentato la cancellazione della direttrice europea Palermo-Berlino e di qualsiasi collegamento ad alta capacità tra la Sicilia e il resto del Paese nel momento in cui l’area mediterranea diviene centrale per l’intera Europa. Tutto ciò avrebbe significato abbandonare un patrimonio di intelligenze, un laboratorio scientifico e tecnologico di ingegneria civile distruggendo la ricerca come già avete fatto per il nucleare. E per le imprese non abbiamo mancato di sottolineare come la riduzione dell’IRES colpirà le PMI, soprattutto quelle più impegnate nel processo di crescita nella fase di start up e quelle che hanno fatto investimenti, quelle fornitrici dello Stato e degli enti pubblici, quelle subfornitrici e quelle con alta incidenza del costo del lavoro. La sinistra radicale ha imposto le sue scelte come quella relativa alle risorse idriche, dove ha prevalso il ritorno all’imprenditoria pubblica, alla crescita del capitalismo regionale e comunale piuttosto che la via delle liberalizzazioni. Non possiamo tuttavia non esprimere soddisfazione nel vedere accolto un emendamento dell’UDC che prevede la medaglia d’oro per le vittime del terrorismo, colpite dalla eversione armata per le loro idee e per il loro impegno morale. Vuole essere il segno di memoria e di riconoscimento dello Stato per il loro sacrificio.

Onorevole Presidente, onorevoli senatori, nella vostra decisione prevale un federalismo di spesa anziché un federalismo solidale e responsabile. In questo decreto non c’è né equità né sviluppo ma solo una alluvione di erogazioni senza una coerenza logica. Non si affrontano le grandi questioni che riguardano la famiglia, le infrastrutture, l’energia. Non si affronta la sfida della modernizzazione del Paese. Le maggiori risorse vengono dilapidate in una visione corporativa, privilegiando posizioni veterosindacali che dividono la società tra occupati e non occupati, tra garantiti e non garantiti.

È una manovra sbagliata e soprattutto inutile. È una occasione sbagliata. Avete preferito dissipare il tesoretto come dividendo della maggioranza piuttosto che pensare al futuro del Paese, che avrebbe richiesto un uso attento delle risorse, privilegiando la spesa per investimenti per le dotazioni infrastrutturali e soprattutto una continuità nel processo di risanamento che viene pericolosamente arrestata.

Questo decreto è una occasione sprecata. Non sfrutta il favorevole andamento delle entrate, conseguenza più del ciclo economico che di seria lotta all’evasione. Hanno prevalso le imposizioni della sinistra radicale, sui falsificati e sul monopolio pubblico delle acque. Non c’è stata una spallata, ma una infilata di proposte nel contesto e nel confronto parlamentare. Il risultato del logoramento della maggioranza è evidente da un andamento non controllato dell’integrità del testo, con proposte che rappresentano la ragione di un intervento del Presidente della Repubblica rispetto ad un equilibrio alterato. Dopo le sconfitte pesanti subite sui punti rilevanti come la società del Ponte, la Scuola di Pubblica Amministrazione e la sanità per gli emoderivati e soprattutto per gli incapienti, ritenete di andare avanti su questo decreto o non sia utile fermarsi.

Per queste ragioni esprimiamo il convinto voto contrario dell’UDC alla conversione del decreto legge 159.

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