Gerardo Bianco
Non è facile raccogliere in pochi pensieri il ricordo di una personalità come Gerardo Bianco.
Ringrazio la signora Tina, i figli, gli amati nipoti per avermi consentito ieri alla camera ardente nella Sala Aldo Moro, come gesto di grande attenzione , di stare tra le fila dei familiari nel momento in cui Sergio Mattarella rendeva l’omaggio istituzionale alla salma.
Oggi per una prolungata indisposizione non potrò partecipare ai funerali a San Gaetano, nella sua parrocchia. Ma oggi voglio ricordare il presidente Gerardo Bianco come se fossi lì in una cerimonia solenne che vede la partecipazione di Autorità e di tanti amici che ieri, e ancora di più oggi, hanno voluto stringersi intorno alla sua amata famiglia manifestando pubblico cordoglio.
In me prevalgono oggi i tanti momenti che ne illuminano la figura. Non ragionamenti complessi, ma pensieri semplici, quelli su Gerardo; non i valori forti che hanno guidato la sua grande passione e storia politica, ma soprattutto la sua umanità, il suo essere ricco di generosità e di idee.
In questi ultimi tempi insisteva nell’affermare che ciò che accade nella nostra storia democratica non è capito. Lo aveva detto con vigore alla cerimonia dei novantenni in cui era stato festeggiato un anno fa.
I ricordi si intrecciano poi sui tanti momenti del passato!
È difficile ricordare un amico, soprattutto in un momento come questo, dove la estrema debolezza del pianto prevale sulla razionalità . È stato il nostro, un rapporto cinquantennale ed era come un fratello maggiore. Non è stata solo una intensa collaborazione, personale politica e culturale, ma una amicizia profonda fondata sul rispetto e su valori comuni fatta di momenti intensi che solo la politica alta e bella sa dare.
Ogni momento che illumina il passato ha rappresentato un arricchimento, perché mai vi è stata presunzione o imposizione ma sempre disponibilità al libero dialogo.
E nutriva sempre un grande e profondo rispetto per le opinioni degli altri. E Gerardo Bianco veniva rispettato dagli avversari per la forza delle idee che ne riconoscevano il valore.
L’approccio culturale era prevalente. Consentiva di volare alto. Era moderno nelle intuizioni e nei progetti. Guardava alla globalizzazione della cultura, perché solo con la circolazione delle idee si accresce e si migliora. Era motivo di grande soddisfazione avere creato da Presidente dei deputati Dc l’Osservatorio Economico affidato a Gianni Goria e a Luigi Cappugi, con tanti giovani ricercatori che si sarebbero affermati nella vita, così come i seminari di politica estera a Firenze, per affrontare i temi della pace in Palestina, quello dei blocchi e degli euromissili, e dei trattati internazionali.
Poi in un momento di forte disagio politico, quasi un esilio, e come risposta alle amarezze della politica, a cui sapeva rispondere non con rassegnazione, ma con sempre più forza e determinazione, fece la bella, elegante rivista monocratica Fondamenti, con la casa editrice Paideia di Brescia, il suo orgoglio, dove chiamó a collaborare Premi Nobel e i più grandi studiosi del mondo, sui temi del contrattualismo, del classico, dell’economia, della religione, dell’utopia, dell’immaginario.
Non c’era mai in Gerardo il sentimento del rancore, né invidia verso gli altri perché amava la sfida – non degli interessi o del potere fine a se stesso, – sul terreno culturale, quello dove era capace di duellare senza paura.
Una delle ultime uscite è stata a settembre all’istituto Sturzo in occasione del convegno sui cattolici. Voleva essere presente per capire e orientare.
Nei mesi scorsi volle partecipare con sentimenti di grande amicizia al trigesimo per Ruggero Orfei. Quella sera sul sagrato della chiesa de là Salette a Monteverde fece una lezione di storia sull’impegno e sul fermento che animavano giovani della Universitá Cattolica di Lazzati negli anni della ricostruzione e del dossettismo. Una rievocazione che non era solo la storia dei giovani universitari De Mita, Misasi, Carta e Orfei, ma era la sua storia tanto si intrecciava gli uni con gli altri e conclusasi, per alcuni di quel gruppo, nel 2022 con un destino comune. !
Non c’è solo la difesa della nostra storia, ma il sistema democratico del Paese che sembra orientato a cercare il deus ex macchina capace di risolvere tutti i problemi del Paese e che vi sia un grande pericolo. Ripeteva costantemente. Abbiamo il compito di difendere la democrazia.! Il suo europeismo degasperiano più convinto trovó espressione nella elaborazione del programma elettorale della Dc per le elezioni politiche del 1992 che Arnaldo Forlani volle affidargli.
È stato riferimento politico per molti, un fascino, un faro.
Gli studi su Orazio, quelli su De Sanctis erano le sue passioni intellettuali non ostentate, così come il popolarismo sturziano e il meridionalismo con la presidenza dell’Animi che fu di Leopoldo Franchetti e Giustino Fortunato dove ha dedicato le ultime energie. La guida della associazione ex parlamentari ha rappresentato un momento di grande vitalità come occasione per la difesa, con coraggio, del parlamento e della Costituzione.
Aveva un amore forte, per il parlamento come luogo di elaborazione e di confronto dialettico e democratico.
Rispetto alle recentissime vicende, delle ultime frasi è stata:” tutti abbiamo commesso errori. Indicare un solo responsabile non è giusto.!” Qui c’è tutta l’umiltà dell’uomo, del Cristiano, del saggio.
In un recente incontro volle portarmi in regalo una foto di noi insieme, a festeggiare con sobrietà il successo di ciò che è stato il simbolo di una sua, nostra battaglia parlamentare!
Poi gli ultimi colloqui che mi spronavano ad andare avanti, a raggiungere alcuni obiettivi, soprattutto quello di difendere la storia, la nostra storia con la cura del pensiero forte. Insisteva perche completassi un libro con le storie della vita di tanti amici parlamentari di ogni angolo del Paese che aveva stimato e rispettato.
Perchè quella era per Gerardo la storia vera della Dc!
La Sua storia, la nostra Storia!
Maurizio Eufemi
Roma, 2 dicembre 2022