intervento sulla risoluzione della 14a Commissione permanente sul programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per l’anno 2007 e sul programma di 18 mesi delle Presidenze tedesca, portoghese e slovena

 intervento sulla risoluzione della 14a Commissione permanente sul programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per l’anno 2007 e sul programma di 18 mesi delle Presidenze tedesca, portoghese e slovena

Presidenza del presidente MARINI, indi del vice presidente CALDEROLI e del vice presidente ANGIUS

Discussione del documento: (Doc. XVIII, n. 2) Risoluzione della 14a Commissione permanente sul programma legislativo e di lavoro della Commissione europea per l’anno 2007 e sul programma di 18 mesi delle Presidenze tedesca, portoghese e slovena

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Eufemi, il quale nel corso del suo intervento illustrerà anche l’ordine del giorno G2. Ne ha facoltà.

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, onorevole Ministro, una ridotta attività parlamentare – come emerso anche in Conferenza dei Capigruppo – ha avuto tuttavia il pregio di ritagliare uno spazio per affrontare in Aula questioni rilevanti di politiche dell’Unione, valorizzando il ruolo del Parlamento rispetto ad importanti scadenze; tutto ciò in linea con gli obiettivi della legge La Pergola prima e Buttiglione poi, che hanno provveduto ad incrementare gli spazi a disposizione del Parlamento, prendendo coscienza dell’interdipendenza crescente tra ordinamento comunitario e nazionale.

L’occasione è determinata dall’esame congiunto del programma legislativo e di lavoro della Commissione per l’anno 2007 e sul programma di 18 mesi delle Presidenze tedesca, portoghese e slovena. Ciò avviene immediatamente dopo la conclusione del Consiglio europeo di Bruxelles e a ridosso della cerimonia celebrativa di Berlino del 25 marzo per il cinquantenario della firma dei Trattati di Roma.

Registriamo con soddisfazione il fiorire di iniziative che sia nel nostro Paese che in tutta Europa ricordano lo storico avvenimento. Nella risoluzione della Commissione Politiche dell’Unione Europea è stata recepita l’indicazione del senatore Buttiglione di sviluppare una campagna di sensibilizzazione sulle ragioni e i valori dell’Europa in tutto il Paese, in particolar modo nelle scuole e nelle università. Di questo devo ringraziare il presidente Manzella, molto sensibile a questi temi. Riteniamo importante sottolineare questo aspetto al fine di far crescere nei giovani un forte sentimento europeo. Dobbiamo muovere oggi però dalle sollecitazioni del Presidente della Repubblica che, fin dal discorso del suo insediamento, ricordò che «l’Europa è per noi italiani una seconda Patria» e la necessità di superare la crisi che ha investito l’Unione dopo l’esito sfavorevole del referendum in due Paesi fondatori, come Francia e Olanda. Va superato allora il trauma di quel pericoloso deragliamento, riprendendo un cammino di integrazione tra popoli, economie e culture. Come possiamo non ricordare le considerazioni dello stesso presidente Napolitano nel recente intervento a Strasburgo, il 14 febbraio scorso, di lavorare per uscire dall’impasse, non dovendo ripartire da zero, dopo che 18 dei 27 Stati membri hanno già ratificato il Trattato in rappresentanza di 275 milioni di cittadini. Proprio la Francia di Giscard, presidente della Convenzione europea, ha preferito scadute illusioni ad un moderno realismo.

L’Europa è oggi una moneta, è mercato, è insieme di istituzioni, è democrazia, è libertà, è diritti, è pace. Ma un’Europa di 27 popoli e 475 milioni di abitanti non può vivere senza Costituzione. È necessario allora riprendere quel percorso interrotto al fine di dotare l’Unione di istituzioni più forti, di nuove regole comuni per affrontare nuove sfide, con una maggiore partecipazione dei Parlamenti nazionali, maggiore trasparenza nelle decisioni; per essere più operativa e funzionale nella sua nuova dimensione di Europa riunita. Non vi è dubbio che la prima questione che abbiamo di fronte è quella di impegnare il Governo a svolgere ogni azione per concludere positivamente il processo costituzionale europeo, riaffermandone i valori che sono alla sua base. Tutto ciò sarebbe importante che fosse realizzato prima della scadenza elettorale del 2009. Ancora una volta le elezioni europee potranno tenere sveglie le coscienze dei nostri popoli, obbligando l’Europa ad agire, come ripeteva Monnet. Particolare apprezzamento deve essere riconosciuto all’azione svolta dal cancelliere Angela Merkel, per il suo riconosciuto entusiasmo giovanile nel ritrovare l’anima dell’Europa. Non vi è dubbio che, rispetto alla validità dei programmi delle tre Presidenze che si succederanno nei prossimi dodici mesi, la necessità di riformare il Trattato è prioritaria, e dobbiamo fare ogni sforzo per evitare un fallimento che diventerebbe un errore storico. Bene ha fatto Angela Merkel a richiamare il modello sociale europeo, costruito in passato in una struttura demografica favorevole, che potrà essere difeso e salvaguardato nella sua generosità, senza mettere a rischio le conquiste sociali, solo se l’Europa saprà essere più competitiva e in grado di affrontare le sfide nuove della globalizzazione. Occorre tenere conto delle tendenze in atto in fatto di demografia, di tecnologia e di globalizzazione.

Dal peso del 28 per cento sulla popolazione mondiale alla vigilia della Grande guerra si è progressivamente scesi al 13 per cento, perdendo centralità anche economica, che è diminuita dal 47 al 10 per cento. Per quanto riguarda la natalità, siamo a un livello inferiore al tasso di rimpiazzo. I figli vengono visti come una minaccia per il presente e non una speranza per il futuro. Non può essere dimenticato il grave problema del cambiamento demografico in Europa e le sue conseguenze in termini di natura economica e sulla società. Di qui la necessità di individuare risposte positive per le politiche verso la natalità, la maggiore dotazione di infrastrutturazioni sociali, l’intensificazione degli scambi e delle esperienze sulle politiche familiari. Particolarmente importante è l’impegno delle tre Presidenze, in specie quella tedesca, di creare «un’alleanza per le famiglie» nell’Unione, costruendo una solida piattaforma nell’azione di rafforzamento della famiglia, sui servizi di assistenza e cura dei bambini, anziani e disabili, conciliando i tempi della vita lavorativa e familiare, e l’impegno per un approccio integrato volto a garantire un ambiente favorevole alla famiglia. Sono indicazioni importanti che emergono. Le politiche familiari sono però essenzialmente di competenza nazionale. A tale riguardo occorre ribadire alcuni punti fermi che vengono illustrati in un ordine del giorno che ho presentato affinché si impegni il Governo, nelle diversi sedi competenti e con atti coerenti con il diritto internazionale, a ribadire i princìpi relativi a materie concernenti la famiglia e la vita, che sono di competenza esclusiva degli Stati membri, le cui tradizioni costituzionali devono essere rispettate; a presentare in Parlamento la sua posizione prima dell’adozione di atti normativi comunitari che abbiano un impatto sul diritto e sulla famiglia; a proseguire, in coerenza con quanto avvenuto in sede di Convenzione europea, nell’impegno di introdurre le radici giudaico-cristiane nelle eventuali modifiche del Trattato di Costituzione europea, a partire dalla Dichiarazione di Berlino del prossimo 25 marzo.

La revisione della Strategia di Lisbona ha ribadito il ruolo fondamentale delle piccole e medie imprese nella crescita e nell’occupazione, facilitandone l’accesso al VII programma comunitario. Merita di essere ricordato, inoltre, il problema dell’energia e la necessità di garantire sicurezza nell’approvvigionamento energetico ecosostenibile e competitivo, attraverso un piano di azione globale, in grado di assicurare migliore competitività del mercato interno dell’energia, la diversificazione delle fonti energetiche, la separazione effettiva delle attività di approvvigionamento dalle operazioni in rete. Non vanno sottovalutati i rischi per il mercato europeo della presenza di monopolisti mondiali. Tutto ciò, infatti, altera il funzionamento dei mercati, condizionati dalla crescente domanda mondiale, che crea instabilità sui mercati, e anche dai cambiamenti climatici. Le energie rinnovabili, però, contano poco ai fini dell’approvvigionamento energetico. (Applausi del senatore Possa). Il completamento del mercato unico dell’energia elettrica e del gas costituisce un importante impegno della politica energetica europea, introducendo nuove strategie per rilanciare la competitività dell’Europa. Ma il nostro Paese, nel quadro della diversificazione delle fonti energetiche, non può né tralasciare né abbandonare l’opzione nucleare, tenendo conto dei più alti livelli di sicurezza ormai raggiunti. (Applausi del senatore Possa). Non dice nulla la spinta al nucleare di Paesi come l’Iran, grande produttore di petrolio, della Corea, dell’India e perfino, secondo notizie odierne, della Libia? Le recenti e gravi crisi di approvvigionamento hanno dimostrato la debolezza dell’Europa e i maggiori rischi per il nostro Paese; debolezza accentuata dopo la frammentazione dell’impero sovietico e proprio nel momento in cui questi nuovi Stati si sono misurati con le regole della concorrenza internazionale e con un sistema capitalistico ben lontano dalle regole del capitalismo democratico. Paradossalmente, il sistema politico sovietico garantiva maggiormente il rispetto dei contratti su una rete che si è poi frammentata.

Sul problema dell’energia l’Europa non può muovere in ordine sparso, come si è purtroppo verificato, ma deve parlare con una sola voce, mettendosi in grado di competere unita rispetto alle nuove situazioni politiche, economiche e finanziarie. Si pongono anche obiettivi ambiziosi che riguardano le emissioni di gas serra, abbattendo le emissioni del 20 per cento entro il 2020, e le energie rinnovabili, che devono crescere dal 6 al 20 per cento per combattere i cambiamenti climatici. È stata data una risposta forte rispetto alle politiche energetiche e ambientali del futuro. Si apre una nuova fase, soprattutto per la ricerca, nella integrazione delle tecnologie, stimolando l’innovazione e la diffusione sul territorio, determinando benefici sulle attività produttive e sulle famiglie. Il clima non può essere considerato una componente invariabile per il complesso delle attività umane, ma diviene fattore variabile proprio in relazione alle azioni che l’uomo determina nella ricerca di sviluppo quale presupposto del successo sociale. (Applausi del senatore Possa).

Non è solo Kyoto il problema, ma anche una riconsiderazione delle infrastrutture inadeguate: mi riferisco sia alla tutela delle fasce costiere che alle opere di bonifica. Sarebbe necessaria una legge per un censimento della domanda pubblica in materia di sicurezza ambientale. Siamo all’avanguardia nelle applicazioni sulle osservazioni della Terra, sia con il progetto Galileo, sia con Cosmos-Skymed, che vanno finalizzati prevedendo protocolli sull’utilizzo dei dati. Il sistema del pianeta Terra è caratterizzato da un equilibrio che può subire alterazioni profonde a seguito di un aumento indiscriminato dei rifiuti inquinanti e da una modifica incontrollata degli elementi essenziali. Occorre allora rispettare i vincoli e limiti posti dalla natura per conservare l’equilibrio necessario.

Onorevole Presidente, onorevole Ministro, onorevoli senatori, Bruxelles non deve essere vista solo come il luogo delle pagelle sui singoli Stati, come il luogo della produzione di sempre maggiore legislazione, di nuovi adempimenti burocratici, di nuovi oneri amministrativi, di nuovi sacrifici, ma come il luogo della semplificazione, della riduzione dei costi, dei maggiori vantaggi competitivi, delle nuove opportunità. È auspicabile maggiore partecipazione e consenso in luogo di un distacco crescente. Siamo impegnati nella ripresa del cammino europeo, riprendendo i riferimenti espliciti alle radici cristiane dell’Europa, un’Europa con una precisa identità culturale, un’Europa dei valori che non nasce da un relativismo senza princìpi, ma da valori che hanno plasmato l’identità europea nel corso dei secoli. Dobbiamo fare attenzione sui rischi di ulteriori allargamenti, se non vogliamo mettere a repentaglio la nostra identità. Guardare alle politiche per la famiglia con una nuova intensità significa ritrovare il coraggio di scelte forti, affermando i valori del patrimonio storico-culturale che è l’umanesimo cristiano europeo. L’Europa è chiamata a determinare un nuovo punto di equilibrio fra democrazia ed efficienza. Uscendo dalla crisi di crescita, l’Europa potrà diventare forte se sarà unita, se saprà parlare e dialogare con una voce sola, coniugando forza e ragione con nuove responsabilità, per tracciare nuove strade per nuove carovane, esportando cultura e idee.

L’obiettivo della Carta costituzionale europea può significare una presa di coscienza e la ricerca della sua anima, di un’Europa come comunità di destino, come sostiene Edgar Morin, cioè di valori e non solo entità geografica. Certo, si può essere forti negli scambi commerciali, ma deboli nel disegno politico, nell’insufficienza delle istituzioni, nell’abdicazione continua alla storia e alle proprie radici. Noi guardiamo a costruire un’Europa politica da cui può venire la risposta ai problemi dei tempi nuovi, coniugando il culto dell’individuo e il culto della società, trovando nel nuovo umanesimo il giusto equilibrio tra progresso scientifico e progresso di valori morali e civili. (Applausi dai Gruppi UDC e FI. Congratulazioni).

ORDINI DEL GIORNO:

G2 EUFEMI Il Senato, premesso che: con la legge n. 57 del 7 aprile 2005 di ratifica ed esecuzione del Trattato che adotta una Costituzione per l’Europa, firmato a Roma il 29 ottobre 2004, l’Italia ha confermato il proprio impegno nel processo di unificazione europea tendente a realizzare, prima di tutto, un’unione tra i popoli europei rispettosa delle differenti culture e sensibilità nazionali; tale processo di unificazione europea è stato interrotto dall’esito negativo del referendum celebrato in Francia e in Olanda; l’occasione delle celebrazioni del Cinquantesimo anniversario dei Trattati stipulati a Roma il 25 marzo 1957 può costituire un grande momento per rilanciare il processo di unificazione dell’Europa, anche alla luce delle indicazioni che emergeranno al vertice di Berlino, riprendendo un cammino più intenso; il Trattato, la cui definizione ha comportato l’esigenza di addivenire a compromessi, interviene in materie particolarmente delicate come il diritto alla vita e la tutela della famiglia; in tali materie, a livello europeo, non vi è ancora un comune sentire; pertanto anche al fine di rafforzare la condivisione di valori fondamentali occorre rappresentare adeguatamente le tradizioni costituzionali dei diversi Stati membri; gli articoli II-62 e II-63, che intervengono sul diritto alla vita e sul diritto all’integrità della persona, sono parziali rispetto alla tutela già accordata nelle applicazioni della biologia e della medicina alla vita prenatale e all’embrione da Convenzioni internazionali come la Convenzione per la protezione dei diritti umani e della dignità dell’essere umano riguardo le applicazioni della biologia e della medicina, firmata a Oviedo nel 1997; gli articoli II-69, relativo al diritto di sposarsi e costituire una famiglia, e II-93, in materia di vita familiare e vita professionale, non sono coerenti con i princìpi rinvenibili negli atti internazionali in materia di diritti umani e nella tradizione costituzionale italiana; in particolare, la formulazione adottata dall’articolo II-69 secondo la quale il diritto di sposarsi e di costituire una famiglia è assicurato a chiunque, si discosta da quella comunemente accettata in sede internazionale secondo cui «uomini e donne in età adatta hanno diritto di sposarsi» (cfr. articolo 16 della Dichiarazione universale dei diritti umani, proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948, articolo 23 del Patto internazionale sui diritti civili e politici del 16 dicembre 1966 e articolo 12 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali del 4 novembre 1950); il ruolo della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, riconosciuto dall’articolo 29 della Costituzione italiana, è negli stessi termini presente negli atti internazionali richiamati, ma non è esplicitato nel testo del Trattato; anche se formalmente la disciplina delle citate materie è lasciata dal Trattato agli Stati membri, vi sono competenze attribuite alle istituzioni dell’Unione europea che possono avere una diretta incidenza su di esse e quindi una ricaduta sugli ordinamenti nazionali. A titolo di esempio si possono ricordare gli articoli III-248 e seguenti in materia di ricerca e sviluppo tecnologico in base ai quali si possono legittimare finanziamenti a carico del bilancio comunitario a ricerche che comportano l’uso di cellule staminali embrionali, o l’articolo III-269 sulla cooperazione giudiziaria in materia civile, che consente al Consiglio, su proposta della Commissione, di disciplinare con legge-quadro europea gli aspetti del diritto di famiglia aventi implicazioni transnazionali. Per tale decisione è prevista l’unanimità, ma è bene sottolineare che sulla base del Trattato la decisione viene assunta dal rappresentante del Governo italiano in Consiglio senza passare dal Parlamento; la presenza di clausole interpretative di chiusura in materia di diritti fondamentali, contenute negli articoli II-112 e II-113, non rappresenta idonea garanzia in quanto esse fanno riferimento ad elementi troppo generici, come le tradizioni costituzionali comuni degli Stati membri, la cui ricognizione non è certo agevole. Recentemente nelle sedi istituzionali dell’Unione europea sono state assunte posizioni che dimostrano tali difficoltà e l’esigenza per gli Stati di riservare le scelte su questioni così delicate alle sedi di rappresentanza democratica come il Parlamento nazionale, impegna il Governo: a promuovere e sostenere nelle competenti sedi e con gli atti coerenti con il diritto internazionale una interpretazione del Trattato che ribadisca i seguenti princìpi: a) le materie concernenti la famiglia e la vita sono di esclusiva competenza degli Stati membri le cui tradizioni costituzionali devono essere rispettate; b) l’interpretazione dell’articolo II-69 e la sua applicazione devono essere fatte in relazione all’articolo 12 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, firmata a Roma il 4 novembre 1950; a presentare in Parlamento la sua posizione prima dell’adozione di atti normativi comunitari che abbiano un impatto sul diritto alla vita e sulla famiglia nelle more di una puntuale disciplina nazionale sulle procedure di partecipazione dell’Italia all’Unione europea; a proseguire, in coerenza con quanto avvenuto in sede di Convenzione, nell’impegno di introdurre – tra i valori dell’Unione – le radici giudaico-cristiane nelle prossime modifiche del Trattato per la Costituzione d’Europa e in generale nel diritto dell’Unione a partire dalla Dichiarazione di Berlino del 25 marzo 2007.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Social media & sharing icons powered by UltimatelySocial