Interventi Sen. Eufemi nella audizione del Ministro Padoa-Schioppa con rif. Alitalia – Commissioni congiunte V e VI

Interventi Sen. Eufemi nella audizione del Ministro Padoa-Schioppa con rif. Alitalia – Commissioni congiunte V e VI

Presidenza del presidente della 6a Commissione BENVENUTO

EUFEMI (UDC). Signor Presidente, in relazione a quanto ha detto poc’anzi il presidente Morando, cioè che non è opportuno audire ora il presidente della CONSOB perché siamo in presenza di un’operazione a mercato aperto, mi domando se non sia il caso di svolgere l’audizione odierna senza la pubblicità dei lavori attraverso il circuito chiuso, in modo tale che il Ministro possa parlare più liberamente in questa sede. È un’obiezione che intendo fare rispetto all’andamento dei lavori. Ritengo che possa essere considerata questa ipotesi, magari secretando gli atti.

EUFEMI (UDC). Chiedo che venga chiuso il circuito, Presidente.

EUFEMI (UDC). Ricordo che la pubblicità dei lavori è assicurata dal circuito aperto.

EUFEMI (UDC). Signor Ministro, la ringrazio per la sua presenza qui oggi. Avremmo dovuto vederci il 17 gennaio scorso e invece abbiamo dovuto attendere un altro mese circa per poter avere l’occasione di un incontro. Quella data non era casuale, ma lei non è venuto in Parlamento, preferendo le contestazioni di Torino ad un incontro con i parlamentari su questi temi. Quello stesso giorno si era dimesso mister Spinetta, consigliere di amministrazione di Alitalia e due giorni prima, il 15 gennaio, aveva rassegnato le sue dimissioni anche Gabriele Checchia, nominato ambasciatore in Libano.

Il Governo non sa mai nulla di ciò che accade in questo Paese: siamo perciò un po’ preoccupati, perché non vorremmo che il caso Alitalia si inserisse nella vicenda oscura delle privatizzazioni, ricordata poco fa dal collega Stracquadanio. Per chi ha vissuto le privatizzazioni degli anni Ottanta e Novanta, naturalmente qualche preoccupazione si pone. Il suo Vice ministro, ad esempio, era uno di coloro che auspicavano la fine delle conglomerate; oggi assistiamo, invece, alla ricostituzione di altre conglome­rate con F21, con Cassa depositi e prestiti e simili. Ho l’impressione che tale impostazione scoraggi o abbia scoraggiato altri buoni imprenditori che avrebbero forse voluto partecipare a tale privatizzazione e che, al con­trario, si sono tenuti lontani da soluzioni precostituite. Non vorrei che avvenisse nel pubblico quanto si è verificato nel privato con Banca Intesa (sant’Intesa!). In occasione di un’audizione di Passera qui in Senato, suscitandone naturalmente l’irritazione, ho affermato che mi sembrava un’operazione protetta. La mia preoccupazione, però, derivava dal fatto che il risultato, rispetto alle proiezioni per il 2009, veniva individuato senza piano industriale: nessuno, infatti, conosce il piano industriale di tale Banca, eppure ha già dato un risultato nel 2009 dell’ 1,5 per cento in termini di minori costi. Rispetto al tema oggi in esame si pongono problemi per quanto riguarda il vettore: riteniamo che la compagnia si possa ancora salvare con un management bravo, senza vincoli eccessivi, come quelli che sono stati indicati, sul piano occupazionale, perché solo agendo sulla ristrutturazione dei costi e dei fattori si può ottenere qualche risultato. Il senatore Bonadonna ha richiamato il problema del doppio ruolo dell’ingegner Cimoli, quale amministratore delegato e, al tempo stesso, presidente di Alitalia. Vorremmo sapere se la soluzione adottata rispetto ad una presunta liquidazione sia legata all’ipotesi di un’azione di responsabilità rispetto ai risultati ottenuti: pensiamo anche alla decennale esperienza dell’ingegner Cimoli nelle Ferrovie, del resto da lui stesso gestite al tempo in cui lo Stato ha fatto affluire all’ente 150.000 miliardi.

Aggiungo altre due considerazioni. Signor Ministro, bisogna dare carta bianca, senza condizionamenti, senza vincoli perché la situazione è gravissima: il prestito è stata l’ultima occasione e non si possono configurare ulteriori aiuti di Stato. Rispetto a quanto abbiamo ascoltato non c’è nessuno che possa dare garanzie, soprattutto la maggioranza che la sostiene. C’è, infatti, il problema delle tratte di lungo raggio e quello del rapporto del raggio domestico, richiamato dal senatore Stracquadanio, rispetto al quale esistono rendite di posizione ed è necessario controllare in modo assoluto le tariffe.

Intendo fare un ultimo riferimento alla questione del fondo F21 che, come abbiamo visto, registra una larga partecipazione di fondazioni. Lei, signor Ministro, ha dichiarato guerra alle rendite: vorremmo conoscere allora la sua posizione rispetto alla tassazione delle fondazioni bancarie che hanno già richiesto un trattamento di favore rispetto ai comuni mortali, invocando il 12,5 per cento. Le fondazioni, però, oggi non si occupano soltanto di no profit, ma anche di for profit e sono ormai diventate una realtà che si colloca al centro del sistema. Il senatore Cantoni ricorderà la foresta pietrificata: si sta ulteriormente pietrificando! A chi rispondono le fondazioni bancarie? Rispondono forse a lei, Ministro, al Paese, al Parlamento? Non rispondono a nessuno. Mi chiedo, dunque, perché non utilizzare, ad esempio, il modello tedesco per la Cassa depositi e prestiti, facendo confluire in essa Poste italiane S.p:Pi.. Lei ha parlato poco fa di buoni risultati e buoni rendimenti: è allora l’occasione migliore per mettere Cassa depositi e prestiti sul mercato, privatizzandola e ponendo fine al rapporto incestuoso dello Stato imprenditore. Vorrei tornare, infine, sul problema del F21. Poco fa lei ha dichiarato, con una punta di astuzia e di malizia, che il problema è stato enfatizzato, ma non certo da noi: sicuramente sono stati i giornali, ma ancor prima è stata la sua presenza e partecipazione a Milano, con una batteria di Vice ministri e di presenze pubbliche, ad enfatizzare un 14 per cento che rappresenta certamente uno spot importante rispetto a quella soluzione.

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