Walter Veltroni al Circo Massimo non ha parlato solo al popolo PD. V’è stato il tentativo il tentativo di farsi carico di una piattaforma rivendicativa più ampia, anche quella dei partiti della Sinistra, oggi, senza rappresentanza parlamentare con i suoi richiami alla questione salariale e all’ambientalismo, al precariato. Ha cercato di allargare gli spazi di manovra per avere più forza nel tentativo di costringere l’Esecutivo a modificare l’azione di governo sulla politica di bilancio e quella tributaria. Solo se riuscisse ad imporre al Governo una immediata azione redistributiva di risorse verso i ceti più deboli otterrebbe un successo politico tale da rafforzare la sua leadership nel PD e nella sinistra. Sorprende perciò che mentre la manifestazione ha finito per coincidere e cavalcare il fermento della protesta sulla scuola si è finito per dimenticare che lo slogan della protesta scolastica era “Noi, questa crisi non la pagheremo!”. Questo assunto porta come conseguenza ad imputare al sistema finanziario e alle banche le responsabilità di una crisi che si allargherà e finirà per toccare probabilmente l’economia reale, mettendo in discussione proprio le risorse e gli interessi di quell’area scolastica di precariato più vicina alla sinistra. Chiediamo perché si sia fatto paladino della difesa delle banche. Questa scelta assume il significato di una azione preventiva. Non guarda alla responsabilità di chi ha sbagliato nella gestione delle aziende bancarie indebolendone la struttura con scelte rischiose, (prodotti finanziari tossici , derivati, polizze ad altissimo rischio), ma esclusivamente al sistema bancocentrico, al potere delle banche, potere che deriva da intrecci azionari, da patti di sindacato, che finiscono per controllare pezzi importanti del sistema informativo. Ma Veltroni ha dimenticato una cosa fondamentale che fuga le sue preoccupazioni. Quella presa di potere non c’è stata e non ci sarà per il semplice motivo che il Governo ha scelto una via alternativa a quella di Gordon Brown delle nazionalizzazioni e degli interventi diretti, bensì quella della autonomia delle banche, privilegiando l’ autofinanziamento e le linee di credito e dunque la liquidità del sistema. V’è dunque in quel passaggio veltroniano una profonda contraddizione: la difesa conservativa di una rendita di posizione del Partito Democratico e degli ex Popolari senza avere eliminato i contagi evidenti e le vicinanze improprie del passato. Sarebbe stato più credibile, autenticamente riformista, e non conservatore se avesse richiamato l’autonomia delle banche insieme alla richiesta di cambiamento della prima linea di chi ha sbagliato come ha suggerito Tremonti.Questa scelta conservativa appare preoccupante perché preventivamente assolutoria ben più di quanto avrebbe fatto la norma inizialmente contenuta nel decreto Alitalia sulle responsabilità degli amministratori, per quei banchieri che venivano osannati nelle scelte di crescita dimensionale mentre nascondevano conseguenze rischiose e ancora imprevedibili. Roma, 30 ottobre 2008 |