“IL MONDO CRESCE ,L’EUROPA FRENA E L’ITALIA CHE FA?”
Intervento Maurizio Eufemi al Convegno Associazione Economia Reale “IL MONDO CRESCE ,L’EUROPA FRENA E L’ITALIA CHE FA?”
Analisi e proposte per l’economia – Roma, 16 SETTEMBRE 2008 – Sala delle Colonne – Via Poli, 19
IL MONDO CRESCE, L’EUROPA FRENAE L’ITALIA CHE FA? Analisi e proposte per l’economiaRoma, 16 SETTEMBRE 2008 – Sala delle Colonne – Via Poli, 19 |
MATTINO Ore 9.15 – Introduce Mario Baldassarri- Presidente Associazione Economia Reale Ore 9.30 – L’economia mondiale tra la crescita sostenuta dell’Asia e l’esplosione dei prezzi delle materie prime Il dirompente squilibrio tra la cicala americana e la formica cinese: finanza, economia reale e rischi geopolitici Coordina Giancarlo Mazzuca,già direttore Quotidiano Nazionale Interventi di:Arrigo Sadun, Fondo Monetario InternazionaleJing Linbo, Chinese Institute of Finance and Trade EconomicsJonathan Coppel, OCSEIstvan Pal Szekely, Commissione Europea Ore 11.00 – Le conseguenze dell’economia internazionale e delle politiche economiche dell’Unione Europea su crescita e inflazione dell’Area dell’euro (simulazioni controfattuali 2003-2008) Mario Baldassarri, Presidente Associazione Economia Reale ore 11.15 – Coordina Bruno Costi, presidente Club dell’Economia interventi di:Pietro Alessandrini, Antonio Martino, Stefano Micossi, Alberto Quadrio-Curzio, Paolo Leon, Paolo Savona, Sergio Vento ore 12.30 – Robert S. Mundell, Columbia University ore 13.00 – Andrea Ronchi, Ministro per le politiche europee ore 13.30 – LUNCH-BREAK (in sala adiacente) POMERIGGIO ore 14.30 – L’economia italiana 2009–20111.- Quanto pesano sull’Italia l’andamento dell’economia mondiale e le politiche economiche europee2.- Le politiche economiche nazionali e i possibili quadri di previsione3.- ….e se fossimo già con Maastritch 2?Mario Baldassarri, Presidente Associazione Economia Realeore 15.00 – Coordina Stefano Folli, Il Sole-24OreInterventi degli economisti:Salvatore Biasco, Claudio De Vincenti, Francesco Forte, Michele BagellaInterventi delle parti sociali:Maurizio Beretta(Confindustria), Raffaele Bonanni (CISL), Giorgio Guerrini (Confartigianato), Luigi Angeletti (UIL),Carlo Sangalli (Confcommercio), Renata Polverini (UGL), Ivan Malavasi (CNA), Sergio Marini (Coldiretti), Ivano Muffato (CGIA-Me), Federico Vecchioni (Confagricoltura), Marco Venturi (Confesercenti)ore 17.30 – Coordina Oscar Giannino, Libero e Libero MercatoInterventi dei politici:Enrico Letta, Adolfo Urso, Giuseppe Vegas, Enrico Morando, Daniele Capezzone, Benedetto della Vedova, Nicola Rossi, Pasquale Viespoli, Andrea Augello, Maria Paola Merloni, Alberto Giorgetti, Adriano Musi, Maurizio Eufemiore 19.00 – Renato Brunetta, Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione |
… EUFEMI. Nella essenzialità del momento cercherò di dare qualche risposta anche agli interlocutori che mi hanno preceduto. Adriano Musi poneva una serie di interrogativi cui si ne possono aggiungere altri. Diceva ” se ci fosse un sogno europeo …”, potrei aggiungere se ci fosse un’idea di Europa come quella di Jean Monnet, o se ci fossero ancora le partecipazioni statali come leva di sostegno alla occupazione o se ci fossero gli interventi di sostegno al Mezzogiorno come la legge 64 perché ogni volta che c’è stata un’interruzione legislativa si è creato un blocco di intervento nel Mezzogiorno, aumentando i divari prima economici e poi sociali; se non ci fosse stato il divorzio Tesoro-Banca d’Italia in una fase di alti tassi di interesse come agli inizi degli anni ottanta e probabilmente avremmo registrato o un minore onere del servizio del debito, e un minore stock di debito; se poi ci fosse stato il tesoretto di cui parlava il precedente governo Prodi… ? Potrei allungare la lista dei se e dei ma a completamento del ragionamento aggiungo che se Tremonti avesse rinunciato a scelte fortemente innovative rispettando pienamente rispettato la 468 e la legge 362 e le leggi di contabilità in materia di assunzione del principio di copertura degli effetti di impatto di nuove norme sui saldi di finanza pubblica probabilmente non avrebbe realizzato la manovra di luglio. Se aspetti la riforma attesa da un quinquennio non riesci a fare quel tipo di intervento. Quindi tutta una serie di se e di ma che portano molto lontano. Per quanto diceva Viespoli, il federalismo avrà successo se sarà a somma zero , cioè ridurrà la spesa corrente e darà benefici ai cittadini. Quella è la logica che eviterà l’insuccesso della precedente riforma. Noi stiamo ancora però aspettando quell’intervento risolutore del Titolo V che dava, per così dire, una responsabilità nazionale sulle reti, sulla questione delle infrastrutture, e dunque una idea di Stato che pur nella sua nuova articolazione federale mantenga una sua unitarietà. Mario Baldassarri ricorderà che negli anni ottanta, quanto facevamo previsioni econometriche, si poneva attenzione alle scelte di investimento di ENI o di ENEL per le ricadute che determinavano su un sistema economico aperto ma non ancora globalizzato o internazionalizzato come quello attuale. Allora erano le partecipazioni statali e la spesa pubblica attraverso la Cassa per il Mezzogiorno le leve in grado di far muovere l’economia Oggi non è più così.Ora dobbiamo stare attenti, in un’economia aperta e globalizzata, se la crisi dei subprime o delle banche d’affari si ripercuote in Europa e in Italia. Le banche d’affari il problema dei 150 licenziati a Milano da Lehman brothers rispetto alla vicenda Alitalia non ce l’hanno, perché gli occupati di quel settore finanziario vengono da una mentalità anglosassone per cui sanno che se la azienda va male sono pronti a chiudere il cassetto, mettendosi sul mercato. INTERVENTO DAL PUBBLICO. Ma sono italiani. EUFEMI. Sì, sono italiani, ma si sono formati all’estero con una cultura anglosassone; hanno perfezionato gli studi a Londra o negli Stati Uniti, per cui quelle figure professionali accettano la sfida della retribuzione e del rischio e sanno dunque se le cose non vanno bene il giorno dopo si chiudono i cassetti. Io ringrazio Mario Baldassarri perché mi ha dato questa opportunità in un confronto così ricco di spunti e di interesse. Rispetto al dibattito sulle stimolanti previsioni econometriche che sono state fatte da stamattina e che hanno posto con forza la necessità di agire virtuosamente per liberare risorse per investimenti produttivi rispetto ai vincoli europei è mancato un dato credo, un collegamento, che voglio qui sottolineare e che è quello tra previsioni e popolazione. Allora anche io voglio dare qualche numero. Noi abbiamo un tasso di sostituzione che è 1,35, previsioni fino al 2050 lo fanno crescere fino a 1,40; dunque non aumentiamo di nulla, siamo fermi; anzi chiuderemo il 2007 secondo i dati provvisori dell’Istat – a 1,34, dunque stiamo scendendo di uno 0,1 rispetto alla crescita della famiglia italiana. Se noi non facciamo un intervento forte e serio sulla famiglia, noi rischiamo di non superare le contraddizione del sistema; Questo vale anche per tutta l’Europa ad eccezione soprattutto della Francia che ha il nastro azzurro, che è riuscita ad arrivare a 1,90-1,94 con le politiche familiari forti che hanno fatto in questi anni a partire dal dopoguerra. Alfred Sauvy, quel grande demografo francese che vi consiglio di leggere, ha scritto un libro bellissimo che si intitola Le monde en marche , fece tra l’altro una analisi sul legame tra popolazione e cereali nelle prospettiva della Cina; e ha posto attenzione con attente previsioni demografiche sia rispetto all’Italia, sia rispetto a tutti i paesi europei. In Europa c’è un divorzio tra la società e la vita, in Italia in modo particolare. Se l’Europa è assediata dall’esterno l’azione più incisiva è il risveglio e il ritorno alla vita. L’Europa non può vivere con lo spirito del diciannovesimo secolo. Il vecchio circuito è compromesso. L’invecchiamento porta decadenza. Ecco perché Tremonti dovrebbe mettere sul piatto della bilancia la grande riforma fiscale, che non è quello che hanno detto prima Biasco e De Vincenti, perché rappresentano ancora mezze misure. Non è tempo di interventi marginali ma risolutivi. Qui se non affrontiamo i problemi in maniera dura, in maniera forte come l’ha fatto Tremonti o come l’ha fatto Brunetta nella pubblica amministrazione, noi non ci salviamo rispetto a questo declino europeo e soprattutto rispetto all’inverno demografico dell’Europa. Occorre superare le contraddizioni del sistema che sono quelle di una tassazione individuale e poi determina alcune tasse, penso a quelle universitarie e alcune tariffe sulla base del reddito familiare. La tassazione individuale è un retaggio del sessantotto. E allora il quoziente familiare è vero che costa 7,8 ma lo puoi fare anche in modo scaglionato, evitando gli errori che sono stati fatti nel 2003, caro Viespoli tu lo ricorderai, perché in quella riforma c’era anche questo e noi risolvevamo il problema del Mezzogiorno con la sua composizione peculiare della famiglia, più numerosa e più monoreddito, così come affrontammo con quella riforma, anche quella idea che sta sostenendo il Ministro Sacconi , cioè la partecipazione dei lavoratori al governo dell’impresa; avevamo introdotto il principio di delega in questo senso, una delega che non è stata esercitata. Questo è il grande errore. Avremmo affrontato il problema della partecipazione dei lavoratori non alla cogestione sul modello tedesco, ma affermato una cultura di responsabilità e di democrazia economia guardando all’orizzonte dell’impresa e facendo i lavoratori partecipi dei destini dell’impresa. Sarebbe stata una svolta epocale rispetto al conflitto soreliano che porta avanti ancora parte della Sinistra. Io chiudo qui caro Mario. C’erano altri numeri da sottolineare ma ce né un in particolare che mi preme evidenziare proprio per le cose che diceva Urso. Nell’area dell’euro c’è stato uno spostamento dei depositi da quelli a vista a quelli a durata duratura, del 42% sull’ammontare sul volume dei depositi. In Italia stiamo al 4,9%. Sai che cosa significa questo? Significa che cìoè maggiore liquidità di portafoglio; c’è una riduzione degli interventi finanziari delle famiglie soprattutto nel medio lungo periodo; Stiamo pagando quell’errore clamoroso che fecero Visco e Prodi nel ’96 quando portarono la tassazione dei certificati di deposito al 27% rispetto al godimento che godevano del 12,5%. Quello era uno strumento di sostegno per il finanziamento della piccola e media impresa italiana. Allora noi dobbiamo rimuovere quella penalizzazione. Questa è una cosa che va detta a Tremonti, perché noi avevamo un volume di 330 mila miliardi di vecchie lire di certificati di deposito; noi dobbiamo recuperare questo strumento di finanziamento se non vogliamo che poi vada a finire, che anche le piccole e medie imprese nel processo di crescita, finiscano in mano a queste banche d’affari con i risultati che sono sotto i nostri occhi! |