I cambiamenti in Veneto
Per comprendere perché si è esaurito l’esodo degli abitanti del Veneto occorre prendere in esame, almeno sommariamente, le trasformazioni che hanno segnato la nascita della cosiddetta “Terza Italia”, ossia di quell’area che si è contrapposta al primato del triangolo industriale.
Nel 1967 le province venete misero a punto un programma economico di sviluppo che si prefiggeva due obiettivi: ridurre il divario di ricchezza rispetto alle regioni sviluppate e fermare l’emigrazione facendo diminuire la disoccupazione. Entrambi gli scopi furono raggiunti.
Le statistiche industriali, attraverso l’analisi di produzioni, prodotto industriale e fattori di produzione, dimostrano che il Nord-Ovest è passato dal 51 per cento dell’occupazione manifatturiera nazionale nel 1911 al 40 per cento nel 1991, con una caduta spettacolare delle regioni tipicamente industriali, fra le quali spicca il Piemonte. Per altre invece il saldo è diventato positivo e tra queste emerge proprio il Veneto (con Emilia-Romagna, Marche e Lazio). Tale fenomeno ha avuto come esito importante lo spostamento d’asse in direzione del versante adriatico, contrassegnato da un forte dinamismo.
I nascenti complessi industriali hanno assorbito la maggior parte di manodopera che negli anni precedenti aveva cercato lavoro altrove.
Oggi la regione è caratterizzata da un’armatura produttiva basata sullo sviluppo di piccole e medie aziende, trainate dallo spirito d’iniziativa degli imprenditori che, con innovazione tecnologica e una crescente integrazione col settore terziario, hanno dimostrato una validità tale da superare i confini regionali e nazionali.
Industrializzazione e meccanizzazione si sono diffuse a partire dagli anni settanta (quindi in concomitanza con la fine delle emigrazioni), partendo dall’imitazione del modello del Nord-Ovest, con grandi fabbriche in grossi poli, per giungere alla struttura produttiva definita “capitalismo molecolare”, dominata da piccole imprese in piccoli centri.
Una rimonta storica segnata dalle fortune di industrie conosciute in tutto il mondo, sorte dai comparti tradizionali: abbigliamento, pelli, cuoio, produzione di occhiali e settori di alta tecnologia. Si pensi ai marchi più noti, come Benetton, Stefanel, Luxottica, Ligabue, Marzotto, Coin.
Oltre ad aver incrementato lo sviluppo industriale, il Veneto ha saputo valorizzare il territorio in maniera equilibrata. Le Prealpi venete e le Dolomiti hanno un’antica vocazione turistica che, negli ultimi due decenni, è stata potenziata con l’incremento delle attività sportive estive e invernali. Inoltre, fra città e campagna si sono instaurati legami proficui, grazie alla presenza di centri di piccola e media grandezza, ma molto importanti dal punto di vista culturale e artistico (come Bassano del Grappa, noto per il ponte del Palladio, per le ceramiche e la grappa, o Marostica, con la famosa piazza degli scacchi), in grado perciò di attirare molti visitatori, che a loro volta aumentano le possibilità di guadagno per tutta la zona.