Nota sen. Maurizio Eufemi convegno Ravenna – banche popolari

Nota sen. Maurizio Eufemi convegno Ravenna – banche popolari

Ravenna, 8 febbraio 2008

Il senatore Maurizio Eufemi, senatore segretario di presidenza del Senato e Capogruppo Udc in Commissione Finanze e Tesoro, intervenendo al convegno dell’8 febbraio scorso a Ravenna, organizzato dalla Banca Popolare di Ravenna, sul “Ruolo della Banca e la PMI”, ha sottolineato l’importanza delle Banche popolari come modello di sviluppo nel territorio e di democrazia economica.

La difesa delle banche cooperative non è una battaglia corporativa o di retroguardia, ma semplicemente una lotta per la libertà. Come affermava Luigi Einaudi “la libertà economica è la condizione necessaria della libertà politica”, ha esordito il senatore Eufemi, continuando poi a spiegare i temi in discussione. In particolare si è soffermato su questi argomenti: banche popolari e mutualità, banche popolari e fiscalità, management e governance delle banche popolari. Le banche popolari sono di pieno diritto cooperative mutualistiche, se pur nella forma della mutualità non prevalente, come è stato definitivamente riconosciuto, oltre che dal legislatore della riforma del diritto societario, anche dalla Commissione europea.

Tratto distintivo della “mission” delle Banche popolari è la capacità di coniugare la mutualità diretta verso il singolo socio, seppure non prevalente rispetto all’attività complessiva, con significative iniziative a favore dei territori di insediamento (mutualità collettiva). Le Banche popolari non godono né hanno mai goduto di alcuna agevolazione fiscale, a differenza delle altre società cooperative. La loro peculiare governance, e in particolare il voto capitario, il limite al possesso azionario, il gradimento per I’ammissione a socio, lungi dal rappresentare possibile elemento di autoreferenzialità del management, consente la realizzazione della funzione sociale tipica di queste banche che è quella, riconosciuta sin dal 1864, del sostegno alle piccole e medie imprese presenti nei territori serviti.

Il voto capitario consente una più elevata stabilità dei manager e favorisce l’instaurarsi di relazioni di lungo periodo tra banche e cliente, rispetto al diverso principio “un’azione-un voto” su cui è basata la governance delle banche-società per azioni. Il principio di una testa-un voto, peraltro, rendendole meno esposte a forme di shortermism, fa sì che esse presentino una bassa volatilità dei profitti e, quindi, dei dividendi. Quanto alla sollecitazione delle deleghe, per il senatore Eufemi deve respingersi la proposta di rendere applicabile anche alle Popolari quotate la disciplina della sollecitazione delle deleghe di voto prevista dal TUF per le società per azioni quotate, in quanto diretta a svuotare di sostanza il principio del voto capitario, minandone l’efficacia.

Si vuole semplificare le loro trasformazioni in società per azioni nonché la partecipazione delle Popolari stesse ad operazioni di “fusione trasformante”: qualsivoglia provvedimento che possa produrre l’effetto di sottrarre alla competenza delle assemblee operazioni ed atti volti a modificare il modello adottato da soggetti privati nell’esercizio di un’attività d’impresa è per il senatore Eufemi illegittimo. La clausola di gradimento per l’ammissione a socio favorisce la formazione di compagini più coese e motivate rispetto ad altre realtà societarie. Il gradimento del socio è espressione della natura cooperativa della società, in cui conta l’elemento personale.

La realtà delle banche cooperative europee è importante: sono circa 4.500 aziende che, con 60 milioni di soci, 140 milioni di clienti e 60.000 sportelli raccolgono e reimpiegano sul territorio oltre 2.000 miliardi di euro. Il tentativo di creare soglie diverse per le popolari quotate e non quotate compromette l’unità della Categoria, aprendo la strada ad una deriva delle Popolari maggiori verso la trasformazione in S.p.A. Quanto alla presenza di investitori istituzionali negli Organi sociali, nessun fondo di investimento collettivo del risparmio penserebbe di investire in società non quotate, in quanto le relative azioni non sarebbero facilmente monetizzabili. La nomina come per tutti gli altri componenti, non può avvenire al di fuori dell’assemblea dei soci.

Le maggiori popolari hanno saputo mantenere e rafforzare i legami con il territorio e con la clientela di riferimento. Contano oggi oltre un 1 milione di soci e quasi 10 milioni di clienti; rappresentano oltre il 26% degli sportelli bancari in Italia, con una distribuzione capillare sul territorio ed una concentrazione maggiore nelle aree in cui si registra la prevalente presenza di piccole e medie imprese. Proprio la caratteristica della prossimità è quella che differenzia maggiormente l’operatività delle banche cooperative dalle altre banche. Destinano alle famiglie oltre un quinto del credito complessivamente erogato e alle imprese non finanziarie circa due terzi; si stima che oltre il 70% di tale quota sia indirizzato alle piccole e medie imprese.

Moderne, innovatrici, vicine alla clientela, efficienti grazie ad oltre 730.000 addetti in tutta Europa, esse sono sempre rimaste fedeli ai propri valori e in particolare a quello della solidarietà, sostenendo iniziative di carattere culturale, sociale e assistenziale, con un impegno che le porta a destinare volontariamente quote significative dei loro utili a tale scopo.

Nella difficile fase di ristrutturazione del sistema bancario degli anni Novanta e del successivo consolidamento hanno saputo superare gli ostacoli, hanno superato le crisi, hanno saputo trovare le soluzioni idonee al loro modello originale e possiedono le risorse per affrontare con coraggio e creatività le nuove sfide poste dalla trasformazione del mercato.

“Abbiamo l’orgoglio di avere impedito una pessima riforma. Meglio nessuna riforma che una dannosa riforma che avrebbe snaturato la “mission” delle Banche popolari, vulnerando quel principio di pluralismo che avrebbe portato alla affermazione del pensiero unico”, ha concluso.

Ravenna, 8 febbraio 2008

Sen. Maurizio Eufemi

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