Draghi e il Quirinale
Mario Draghi ha presentato la Nadef premessa della legge finanziaria e della manovra di bilancio. È un documento, frutto della capacità di governo in una fase critica per le conseguenze della pandemia e soprattutto di mettere in campo le scelte razionali per un consolidamento della crescita economica attraverso la leva degli investimenti.
È un significativo cambiamento di rotta dopo gli anni di assistenzialismo degenerativo senza selezione degli interventi e conseguente spreco di risorse pubbliche.
La fase politica che ci separa dalla elezione in febbraio del nuovo Presidente della Repubblica sarà agevolmente superata dal governo Draghi. Le fibrillazioni, inevitabilmente si apriranno successivamente a quella scadenza. È paradossale che la elezione di Mario Draghi al vertice delle Istituzioni repubblicane venga ostacolata da quanti temano per le elezioni politiche anticipate che metterebbero a rischio la rielezione di deputati e senatori in una rappresentanza parlamentare compressa dalla riduzione dei seggi parlamentari!
Il timore di perdere il seggio e i privilegi parlamentari soprattutto per i cinque stelle spingerà a cercare un compromesso al ribasso cercando di tenere Draghi a Palazzo Chigi non per realizzare una agenda per il Paese ma per sopravvivere ai privilegi fintamente combattuti (indennità e pensione). Con le elezioni anticipate nel 2022 perderebbero tutto ciò.
Ma è un calcolo illusorio perché comunque vada l’appuntamento presidenziale le fibrillazioni nella larga maggioranza tenderanno a crescere per il riposizionamento delle forze politiche sui temi cruciali come il fisco e la casa.
È inaccettabile quanto si sta perpetuando tenendo un Parlamento sotto ricatto di quanti hanno fallito nelle riforme e nel governo del Paese. Tutto ciò accade perché sono stati cancellati i presidi di libertà del Parlamento e dei parlamentari, che consentivano di potere svolgere il mandato senza condizionamenti, come dimostrano le elezioni anticipate fino al 2008.
Poi è tutta un’altra storia. Si è assistito ad una progressiva erosione della democrazia parlamentare.
Dall’altro lato v’è chi vede Draghi al Quirinale non per i suoi altissimi meriti come sarebbe giusto, ma come occasione per affermare un semipresidenzialismo materiale aggirando la Costituzione senza avere il coraggio di realizzare le adeguate riforme costituzionali.
Maurizio Eufemi