Incontro sulla Federazione di Centro del 25 novembre
La Federazione di Centro, un passo avanti nella ricomposizione
La pregevole, articolata relazione del Presidente della Federazione di Centro, Giuseppe Gargani, messa in rete anticipatamente ha permesso di determinare un confronto più compiuto tra i partecipanti alla video discussione.
Sono stati affrontati i temi centrali e le relative criticità che colpiscono il Parlamento, la Magistratura e il pericoloso conflitto istituzionale tra Stato e Regioni conseguenza della avventata riforma del Titolo V della Costituzione.
V’è stato un generale apprezzamento per una riflessione profonda, ad ampio spettro, che ha posto nel preambolo una strategia culturale prima che politica.
Personalismo ed individualismo come cause della crisi con perdita di identità e di moralità.
Oggi, Gargani, proprio nel suo articolo sul Dubbio pone l’accento sul metodo democratico dei Congressi DC, sulla partecipazione viva. Un partito che fa Congressi con il metodo democratico, non con il sorteggio degli oratori che si confrontano con la videocamera piuttosto che con le persone.
Dunque non possiamo essere alleati neppure con quanti si alleano con chi rifiuta lo Stato di diritto.
Perché qui è in gioco il Parlamento e la sua funzione, che é stato progressivamente demolito attraverso i suoi istituti vivi, poi delegittimato con la campagna mediatica anti casta, fino alla riduzione della rappresentanza.
Dunque l’esigenza è ripartire da quel trenta per cento che ha rifiutato slogan propagandistici e vuole affrontare i reali problemi del Paese con serietà e rigore. È da lì che si deve ricomporre e riaggregare.
Gargani faceva riferimento a Montesquieu che non è una firma fantasiosa, ma un civil servant che difende i principi della divisione dei poteri in contrapposizione a Rousseau che non è solo una piattaforma, ma un pensiero populista e giacobino.
Gargani ha affrontato anche il deterioramento della funzione giudiziaria, ma aggiungo anche quello degli organi di garanzia come la Corte Costituzionale con sentenze opache e contraddittorie che alimentano dubbi e incertezze senza dire quelle parole chiare che sarebbero necessarie.
È stato molto significativamente fatto riferimento alla questione morale posta da Enrico Berlinguer negli anni settanta e alla deriva giustizialista degli anni novanta con Tangentopoli che portò alla delegittimazione del Parlamento di partiti storici e di una intera classe dirigente.
Siamo in una fase storica in cui i desideri sono diventati realtà; la uguaglianza é diventata una pretesa. Si utilizza il Covid per realizzare uno Stato dove prevalgono protezioni, garanzie e politiche di sussidi senza anticorpi. Ciò produrrà cicatrici profonde nel tessuto economico e sociale se contestualmente non si fa una operazione di verità sui conti pubblici e non si affronta il problema del debito pubblico generato da uno Stato mamma, uno Stato Protettore.
Il siamo tutti uguali porta all’appiattimento, alla mediocritá, alla assenza di competizione, a scelte di basso profilo.
È stato approvato un documento per verificare entro il 15 dicembre i risultati delle riflessioni interni dei singoli partiti e delle associazioni. La piattaforma programmatica è quella formulata dalla Fondazione delle idee elaborate dal Prof. Giannone.
La spinta è quella – pur avendo la storia e gli ideali nel cuore – verso un soggetto nuovo, con un simbolo nuovo, per porsi come novità nella credibilità per dialogare con quanti si riconoscano in questi ideali senza pregiudiziali.
Nessuno pensi di fare una M&A con prelievo di sangue fresco di Associazioni e corpi vitali.
È stato compiuto un deciso passo in avanti nella ricomposizione, nella riaggregazione di forze che si ispirano alla dottrina sociale, al personalismo mounieriano e mariteniano, ai valori costituzionali, all’europeismo e alle scelte di progresso green.
Siamo allo snodo di un percorso difficile. Forse ci è di aiuto rileggere le parole scritte da Aldo Moro su Vita e Pensiero proprio 76 anni fa, il 25 novembre del 1944 sul “dinamismo del centro” tra Camaldoli e le idee ricostruttive di De Gasperi.
Il centro non è una posizione per nulla comoda e facile, non è di riposo… il vecchio si adatta e si rinnova ed il nuovo si svolge in collegamento continuo e fecondo con il passato…. Il centro non è un punto immobile, ma un processo, faticoso, impegnativo e ricco di incognite…
…Si tratta di assicurare la continuità del processo e perciò accelerare il nuovo, potenziarlo nel suo vigore, ma controllarlo al tempo stesso. …Si tratta di educare generazioni nuove e classi che accendono in modo confuso verso il potere.
Roma, 26 novembre 2020