In ricordo di Renzo Patria
L’Associazione Democratici Cristiani piange la scomparsa del suo socio sostenitore Renzo Patria, e si stringe al dolore della famiglia. Renzo Patria ha partecipato come protagonista attivo al lavoro, alle iniziative e alle scelte di questa piccola comunità di idee e di passione politica nata su impulso di Carlo Alberto Ciocci insieme a Gaetano Morazzoni, Ivo Butini, Giorgio Spitella, Lorenzo Cappelli, Danilo De Cocci, Emilio Neri, Mario Pedini, Angelo Sanza, Michele Zolla , Giulio Alfano, Giovanni Maria Venturi, e tanti altri che hanno voluto e vogliono difendere e tenere alta l’idea e i valori degasperiani della Democrazia Cristiana.
Con Renzo Patria scompare uno stimato parlamentare della DC, che dopo le esperienze nelle amministrazioni locali viene eletto in Parlamento nel 1979 e nelle successive elezioni fino al 1994. Tornerà poi in Parlamento nel 2001 nella lista di Forza Italia. In quella legislatura ricopri l’importante ruolo di Presidente della Commissione Finanze e Tesoro, in un periodo particolarmente delicato per il Paese, attraversato da scandali finanziari che portarono dopo una importante e laboriosa indagine conoscitiva sul sistema delle imprese e i mercati finanziari, alla riforma del risparmio, una riforma positiva per adeguare le infrastrutture normative alle esigenze del Paese. Dopo le esperienze parlamentari non abbandonò la politica ma si dedicò con impegno alla vita della Associazione ex parlamentari per 13 anni, di cui sette come Vicepresidente Vicario della Presidenza di Gerardo Bianco con iniziative su tutto il territorio nazionale, da Napoli sui temi del Mezzogiorno e Milano, fino a Torino per l’anniversario dei 150 anni della unità di Italia che fu un momento di particolare gratificazione per il successo della manifestazione. Si trattava di un “volontariato istituzionale” di cui Renzo Patria andava fiero portando la sua esperienza di 10 anni come segretario di Presidenza della Camera e di 2 anni come Questore sotto la Presidenza Napolitano, quindi con una conoscenza profonda dell’Istituto parlamentare proprio mentre più forti si diffondevano i germi dell’antipolitica e avanzava l’odio sociale contro il Parlamento. La campagna antisistema era funzionale a ridurre il ruolo e la funzione del Parlamento attraverso la esaltazione del populismo e del sovranismo. Queste erano preoccupazioni in lui ben presenti e non mancava di sottolinearle.
Renzo Patria apparteneva alla categoria dei parlamentari seri, fortemente impegnati nel duro lavoro parlamentare sia d’ Aula che di Commissione, profondamente legato al suo territorio, alla Sua Frugarolo, alla Sua Alessandria, al Suo Piemonte; era una presenza quotidiana e costante perché legata ai principi del “proporzionale” che non ammetteva fughe dagli elettori, ma contatti permanenti. Sul piano politico parlamentare era componente della Commissione Finanze e Tesoro. Era un profondo conoscitore della materia delle banche popolari, degli enti locali, delle dogane, dei monopoli. Interveniva sul bilancio dello Stato e sulla finanza locale, proprio perché sapeva che quello era il momento più alto del rapporto tra Governo e Parlamento. L’attenzione al territorio è dimostrata dalle iniziative parlamentari per il distacco delle sedi giudiziarie e per l’Università Sud Orientale, così come per i compendi pubblici da destinare all’ente locale come l’ex ospedale militare e l’ex caserma San Martino. In venti anni di presenza in Parlamento, i numeri di Renzo Patria offrono un quadro rappresentativo di 900 progetti presentati, di 692 atti di indirizzo e di 162 interventi in Aula e nelle Commissioni. La difesa del Parlamento era a tutto tondo. Per Renzo Patria anche “il parlamentare che ha cessato la funzione in considerazione dell’attività resa debba avere sempre il rispetto del rango che gli compete nelle pubbliche manifestazioni, così come peraltro accade quando responsabile della organizzazione è il cerimoniale del Quirinale”. Non si rassegnava alle spinte verso la cancellazione della memoria, ma fino all’ultimo ha difeso le proprie idee i valori per i quali ha lottato nella sua vita.
Quando già le sue condizioni di salute non gli permettevano di venire a Roma con l’intensità del passato, mi ”costrinse” ad un impegno più forte nella nostra Associazione. Non potei rifiutare di fronte a tanta sollecitazione, nonostante i miei gravi problemi famigliari. Il nostro Segretario Generale Giovanni Eurante ne è testimone.
Nei suoi interventi sul bilancio interno della Camera, per la sua sensibilità, poneva particolare attenzione alla “condizione del parlamentare”. Difese l’autonomia amministrativa della Camera, esprimendo preoccupazione per le insidie che si manifestavano verso il personale della Camera perché secondo Renzo Patria “siamo chiamati a che responsabilità di gestire parametri quantitativi sulla base di esigenze strettamente qualitative come non possano essere considerate le decisioni di governo politico della nostra Assemblea”. Rifiutava il concetto di Camera come “azienda”. Per Renzo “l’amministrazione della Camera non è altro che uno degli strumenti attraverso i quali l’ordinamento ha inteso garantire all’Istituzione-Camera le condizioni necessarie di autonomia per il pieno esercizio delle proprie funzioni costituzionali. Efficienza ed economicità di gestione non possono costituire per la Camera dei valori assoluti, ma vanno perseguiti entro i limiti dell’interesse generale al complessivo funzionamento delle Istituzioni rappresentative”. Questo bilanciamento tra le indicate esigenze e la ponderazione sotto il profilo istituzionale delle scelte di gestione costituiscono la funzione preminente che l’Ufficio di Presidenza e il Collegio dei Questori sono chiamati a rivolgere nella loro qualità di organi collegiali di direzione politica che nulla hanno in comune con i consigli di amministrazione operanti nelle realtà aziendali.
L’Associazione ha già assunto iniziative per ricordarne la figura a Roma, così come merita.
Maurizio Eufemi
Roma, 10 giugno 2019